La Polizia di Stato di Latina ha eseguito cinque misure cautelari con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’operazione, condotta dalla Squadra Mobile in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, ha preso avvio dalla denuncia di un cittadino di Latina lo scorso ottobre.
La vittima ha riferito agli agenti di aver subito pressioni per vendere un appartamento aggiudicato all’asta, precedentemente abitato da una donna e il suo compagno, legato a clan camorristici napoletani. Durante vari incontri con un mediatore, alla vittima è stato consigliato di vendere l’immobile ai vecchi proprietari a un prezzo inferiore a quello di mercato, con l’avvertimento che un rifiuto avrebbe comportato gravi ritorsioni. Successivamente, i vecchi proprietari hanno cambiato richiesta, pretendendo 12.000 euro per chiudere la questione. Di fronte ai tentennamenti della vittima, il criminale ha chiesto un ulteriore indennizzo di 2.000 euro per “mancanza di rispetto”.
Le indagini hanno portato alla scoperta di un gruppo criminale composto da tre individui, tra cui un esponente di una famiglia rom stanziale a Latina, in passato affiliato a Cosa Nostra agrigentina. Il mediatore, identificato come Ferdinando Di Silvio, detto “Gianni” o “Zagaglia”, ha svolto un ruolo centrale nell’intimidazione della vittima. Di Silvio è fratello di Armando Di Silvio, noto boss condannato per associazione mafiosa nel processo “Alba Pontina”.
Le autorità hanno eseguito quattro misure di custodia cautelare in carcere e un divieto di dimora, nelle città di Latina, Roma e Napoli. Sono stati inoltre effettuati decreti di perquisizione nei confronti degli indagati e presso le sedi di una società collegata a due di loro.
Questa operazione evidenzia la persistenza e la pericolosità delle infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale locale, dimostrando l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine e la magistratura per contrastare efficacemente la criminalità organizzata.