I temi affrontati della sanità territoriale, i problemi, i servizi sempre più evidenti nella gestione della sanità territoriale, animano soprattutto il dibattito locale.
Tanti i problemi nelle varie Asl, difficili le situazioni. Spesso i cittadini si domandano cosa può fare un sindaco per migliorare la sanità territoriale con l’apporto delle Asl.
Per alcuni possono fare poco, per altri i sindaci sono determinanti. Ospitiamo al riguardo una puntuale riflessione del Dott. Stefano Fabroni, Presidente Comitato Salute ed Ambiente Asl Rm5 e della Dott.ssa Ina Camilli, Coordinatore Comitato Libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro”

“In molti ci chiediamo quali siano gli strumenti legislativi a disposizione del Comune e del Sindaco per soddisfare la domanda di servizi sanitari e di cure mediche espressa sia dal singolo sia dalla collettività in termini di efficienza, appropriatezza ed equità.
Per rispondere è necessario conoscere le norme che a livello statale, regionale e locale disciplinano la materia sanitaria, che presenta un alto livello di complessità e che ha attraversato riforme e controriforme per la sua “razionalizzazione”. Affermano Fabroni e Camilli.
Le Istituzioni pubbliche a tutela della salute pubblica
La tutela della salute è un diritto sociale fondamentale della persona e un interesse della collettività (art. 32 Cost.). La competenza legislativa in materia, distinta in esclusiva e concorrente, spetta allo Stato e alle Regioni (art. 117 Cost), alle quali è riconosciuta autonomia nella gestione dei servizi e delle strutture sanitarie, nel rispetto delle direttive del Governo.
Il sistema delle assicurazioni delle mutue non rispondeva a tali principi costituzionali ed anche per superare talune distorsioni, Tina Anselmi, la prima donna ad essere nominata Ministro, riforma quel regime ed introduce il servizio sanitario nazionale (SSN, L. n. 833/78). Lo Stato, le Regioni e gli Enti locali territoriali sono chiamati a dare attuazione alla nuova articolazione attraverso le unità sanitarie locali (USL), che vengono definite strutture del Comune.
Il legislatore, preoccupato dalle criticità politico-gestionali delle USL, interviene con una nuova riforma, che “aziendalizza” la sanità e crea le nuove aziende sanitarie ospedaliere e territoriali (ASL) con lo scopo di separare le attività di gestione da quelle di indirizzo politico.
Con i decreti n. 502/92 e n. 517/93 si avvia un processo di riorganizzazione e in questa prima fase le attribuzioni degli Enti locali vengono ridimensionate e trasferite dai Comuni alle Regioni (D.lgs 502/92), fino alla legge regionale di attuazione delle ASL, che affida anche ai Comuni la tutela della salute (L. n. 18/94).
La Conferenza dei Sindaci dei Comuni
Il SSN diventa garante del diritto del cittadino alla tutela della salute ed i Comuni, estromessi dalla gestione diretta del SSN, recuperano in parte le loro competenze attraverso la partecipazione alla programmazione sanitaria e socio-sanitaria, al controllo dei servizi con la valutazione dei risultati della Asl e del Direttore generale ed alla possibilità di mettere a disposizione dei cittadini risorse aggiuntive (L. 419/98).
Viene inoltre introdotta la Conferenza dei Sindaci dei Comuni del comprensorio che, nel contribuire al coordinamento della programmazione sanitaria della Asl, mira a garantire il pieno raccordo tra l’attività regionale e quella locale. La Conferenza è chiamata a formulare “proprie valutazioni e propri suggerimenti al Direttore generale e alla Giunta regionale che sono tenuti a fornire entro trenta giorni risposta motivata”. Come ulteriore strumento in mano ai Sindaci, che ritengono insufficienti i servizi proposti, la Conferenza può arrivare a bocciare il piano sanitario del Direttore generale della Asl.
Vale sottolineare che i diversi Regolamenti della Conferenza prevedono che essa esprima il proprio parere alla Regione nei procedimenti di vigilanza sulla Asl e una valutazione sull’operato del Direttore generale (D.lgs 502/92). Sembrerebbe che l’unica ASL che non lo abbia adottato sia proprio la RM5.
Attualmente le riunioni della Conferenza sono sporadiche e non sono previste forme di pubblicità dei suoi lavori e delle eventuali proposte avanzate dai Sindaci. Se è successo che i Sindaci abbiano inviato tali valutazioni l’opinione pubblica non è stata informata.
I Sindaci inoltre possono richiedere alla Asl analisi epidemiologiche sullo stato di salute della popolazione e monitoraggi ambientali per definire il fabbisogno di assistenza del territorio, ma per quanto ci sforziamo non ci sembra di ricordarne uno di loro che le abbia sollecitate.
Centralità del Comune nella legislazione regionale
In base al Testo unico degli Enti locali (TUEL, L. n. 267/2000) il Sindaco e il Comune sono titolari di funzioni proprie in tutti i settori della vita pubblica, che incidono sulla salute dei cittadini.
Il Sindaco è il vertice dell’Amministrazione comunale ed è autorità sanitaria del territorio per le emergenze sanitarie o per l’igiene pubblica a carattere locale, mentre in materia di sicurezza pubblica è ufficiale di Governo e risponde al Prefetto.
L’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari territoriali competono alla Regione e alla Asl. Il Comune partecipa alla loro pianificazione, al fine di raccordare e far dialogare i diversi livelli di governo locale. Il Comune è interlocutore privilegiato nelle politiche di intervento ed è anche organo amministrativo, che gestisce e coordina le iniziative per realizzare il sistema locale della rete di servizi sociali.
Il potere di persuasione del Sindaco
Oltre a queste funzioni codificate, non sempre così chiare al cittadino, e a tante altre di natura consultiva, i Sindaci esercitano un ruolo autorevole di mediazione con i diversi interlocutori del territorio per favorire la convivenza civile e la coesione del tessuto sociale – nel significato sociologico di Émile Durkheim – quando queste vengono minacciate da devianze, conflitti e tensioni.
Per garantire il benessere delle comunità amministrate un buon Sindaco deve svolgere un’opera di moral suasion – il termine è meno banale di quanto si creda – per orientare i comportamenti e raggiungere un livello di relazioni politiche e sociali che possano contribuire a mantenere coesa la società civile.
Al Sindaco non è preclusa nessuna strada (se vuole) e può prendere più direzioni: da un lato proteggere i suoi concittadini, sostenendo l’efficienza di tutti i fattori (servizi pubblici) che tengono alta la coesione sociale, dall’altro lato deve saper “farsi ascoltare” dai decisori politici regionali e dai vertici amministrativi della Asl, anche attraverso un’opera di moral suasion, che rafforza i poteri previsti dalla normativa.
La competizione tra Sindaci sposta l’attenzione dell’opinione pubblica
I Sindaci di Colleferro ed Anagni, due realtà con imponenti criticità, hanno svelato all’opinione pubblica il loro sogno: costruire due nuovi ospedali, nonostante entrambi ospitino due nosocomi civili, quando dovrebbero rivendicarne a gran voce il potenziamento.
Non ricordiamo prese di posizione pubblica di Comuni (singoli o consorziati) per chiedere un modello di sanità del territorio che alla pratica della singola prestazione affianchi un’assistenza che si faccia carico del paziente nel suo complesso e non soltanto nel momento dell’emergenza.
Mentre i livelli sovracomunali non riescono ancora a completare il progetto del Nuovo ospedale dei Castelli romani e del Policlinico di Tor Vergata, con la costruzione del Nuovo ospedale tiburtino già finanziato e gli ospedali di Anagni e Colleferro di cui ci si ricorda in campagna elettorale, Natalia e Sanna tentano di distrare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali, offrendo una soluzione differita nel tempo (secondo l’insegnamento di Noam Chomsky), che finora non ha incontrato il consenso unanime dei cittadini del territorio.
I Sindaci dovrebbero difendere intanto l’esistente e sottoscrivere un “vero” patto territoriale per la salute in un’area – Colleferro ed Anagni – sottoposta alla rigida disciplina della Seveso III sulle emergenze, rivolta ai Sindaci dei Comuni dove sono ubicati stabilimenti a rischio di incidente rilevante. A maggior ragione se il distretto sanitario e l’ospedale hanno sede nel Comune e rientrano nel sito di interesse nazionale (SIN) da bonificare a causa dell’inquinamento ambientale.
Nuovi ospedali non sono la risposta
Difficile credere che per i disservizi i Sindaci non riescano a farsi ascoltare dalla Regione e per la costruzione di sana pianta di una nuova struttura sono pronti a partire dalla Provincia per andare a Roma a parlare con il Governatore del Lazio. Tivoli è molto vicino a Colleferro e dovrebbero interfacciarsi con il Direttore generale per una risoluzione dei problemi quotidiani.
Due nuovi ospedali oggi non sono la soluzione e dove realizzarli è un altro punto contestato: il primo, con una variante sul territorio comunale, nei pressi del casello autostradale, oppure nella proprietà regionale del parco naturale la Selva di Paliano, un’area pubblica di 413 ettari. L’altro all’interno della ex polveriera, un deposito militare dismesso di munizioni, acquisito dal Comune di Anagni. Oltre 180 ettari nei pressi della zona industriale interna al SIN e candidata come “luogo del cuore” del Fondo Ambiente Italiano (FAI).
Dei 6 ospedali di Comunità e delle 22 Case di comunità previste nella Asl Rm5 non si parla più, perché?
È urgente una soluzione organizzativa
Ci è stato segnalato che da tempo al L.P. Delfino di Colleferro lo spirometro è rotto e da dicembre non funziona neanche il macchinario per l’esame citologico. I malati di neoplasie vescicali devono essere accompagnati all’ospedale di Tivoli, a 60 km, con una defaticante prassi: prima per prenotare e prendere le provette per la raccolta delle urine, poi per consegnarle e una terza volta per ritirare il referto. È stato riparato o sostituito, è possibile saperlo? La risonanza magnetica è funzionante e a regime? Il Sindaco sa e cosa fa?
A fine 2024 abbiamo segnalato alla ASLRM5 le criticità sulla scarsa qualità del cibo e del servizio mensa, sulla indisponibilità dell’esame urodinamico di uroflussometria (risulterebbe fuori uso da giugno 2024 ) e il trasferimento dei posti auto per persone con disabilità in una postazione scomoda da raggiungere presso il parcheggio di via degli Esplosivi. Finora non abbiamo ricevuto risposta.
La difesa della sanità pubblica locale, l’accesso al servizio sanitario, l’appropriatezza delle prestazioni erogate, l’adeguatezza degli organici e dei posti letto, la pianificazione dei servizi sanitari e socio-sanitari, offrendo garanzie e tutele di pari grado ai cittadini della sacrificabile Provincia romana, passa anche dalla reale volontà politica dei Sindaci di avvalersi di tutti gli strumenti a loro disposizione.
In attesa dei nuovi ospedali, che avranno inevitabilmente tempi lunghi di gestazione, i Sindaci – se vogliono il bene della loro comunità – non devono cercare vie di fuga, ma affrontare i problemi attuali nel minor tempo possibile.“
Dott. Stefano Fabroni, Presidente Comitato Salute ed Ambiente Asl Rm5
Dott.ssa Ina Camilli, Coordinatore Comitato Libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro”