Lina Giannino si candida a Sindaco e potrebbe sembrare una provocazione. Ma così non è. L’ex, ormai, esponente del PD, ha deciso di candidarsi per una città che include e che accoglie, che sia vivibile e nella quale i servizi siano commisurati alle tasse che vengono pagate.
Questo in sostanza il progetto politico della lista che sosterrà Lina Giannino sindaco di Anzio.
Ne abbiamo discusso con la diretta interessata che con ha fatto mancare mai la sua verve ironica, che tipicamente la contraddistingue.
“Quando fai i post social, ironici, tutti a fermarti per dirti che li hanno letti. Oggi mi candido in prima persona, vediamo se fa lo stesso effetto. Per ora pare stiano a guardare gli eventi” dice Lina Giannino.
La tua candidatura potrebbe essere vista come una ulteriore frammentazione nel centro sinistra
“Non credo che la mia candidatura possa significare questo. Casomai chi poteva svolgere un ruolo non l’ha fatto in questi due anni“
Ti riferisci al Partito Democratico?
“Non si era capito? Il Partito Democratico, nel quale ho militato fino a due giorni fa, ha perso una occasione. In questi due anni non è mai stato presente tra la gente, non ha scosso le coscienze. Anzio, per la prima volta nella sua storia, ha visto lo scioglimento del consiglio comunale per mafia, un fatto eclatante. Mi e ci saremmo aspettati un ruolo importante del PD che invece non c’è stato. Anche un confronto serrato, uno scontro. Il PD si è chiuso in se stesso non ha colloquiato con nessuno”
Una critica severa la tua
“Io ho militato nel PD, abbiamo fatto tante cose, ma in questi ultimi anni troppo spesso le decisioni sono state prese da altre parti, a Roma, con poco coinvolgimento della base. A me è sembrato che le porte aperte siano solo per uscire da questo partito invece che per entrare“
La tua candidatura potrebbe essere letta come una provocazione e vanificare un risultato unitario
“E sarà una provocazione. Un impeto di rabbia civile. Ma di certo non indeboliamo nessuno perché la nostra lista civica sarà ampia e plurale.”
Porte chiuse o girevoli ad un eventuale accordo con il cosiddetto campo largo?
“Noi per indole non chiudiamo le porte a nessuno. Se altre forze dello schieramento del campo largo vorranno aprire un confronto con noi, sulla base del programma, noi ci siamo. Anche se la partita non sembra essere facile da disputare”
Metti le mani avanti?
“No sono realista. Ho la sensazione che i cittadini non abbiano compreso la gravità della situazione. Non so se avranno il coraggio di schierarsi a sinistra, vedendo anche le ultime elezioni. La gente è ancora abituata al favore, alla strada da illuminare, al marciapiede da pulire. Quando queste cose dovrebbero essere l’ordinarietà. Oggi in più c’è il fenomeno del tifo politico e del trend che non mi pare sia proprio a sinistra. Lo dico con rammarico ma con senso del realismo“
Ma per invertire il trend c’è bisogno di una visione nuova di città. Quale è la tua?
“Diceva Marting Luther King “I have a dream”. Si dobbiamo avere un sogno, che io traduco in avere un progetto, una visione sulla città che non sia solo le opere da fare, ma ciò che deve essere una città. Di sicuro no la città del mattone e dei palazzinari. Dobbiamo trasformare Anzio in una città vivibile, accogliente per i cittadini, con servizi all’altezza delle tasse che si pagano e nella realtà di tutti i giorni. Dobbiamo creare una città dove si vive bene, dove stare bene e in più dobbiamo preparare la città all’estate. Se per venire ad Anzio si pagano anche 4 mila euro di affitto, dobbiamo fornire servizi all’altezza di quanto pagano i vacanzieri, non mi pare che sia così. Una città che offre e che non lucra.