Libano
Gli attacchi israeliani al Libano meridionale negli ultimi giorni hanno sollevato condanne unanimi da parte di diversi stati europei. La Francia, l’Italia e la Spagna, paesi che hanno contribuito alle forze UNIFIL, hanno denunciato l’attacco contro i peacekeeper come “ingiustificabile” e hanno espresso la loro “indignazione”, esortando Israele a rispettare la risoluzione ONU 1701.
Tuttavia, oltre alle parole nulla accade.
Nel mentre, le incursioni continuano: attacchi aerei israeliani hanno colpito le città di Kawthriyat al-Sayyad, Bazouriyeh e Zebqin, causando diverse vittime civili. Beirut non è rimasta immune, con un bombardamento che ha ucciso 22 persone e lasciato sotto le macerie molti altri. Il Libano, già devastato economicamente, si trova ad affrontare un nuovo ciclo di violenza, che ha già causato più di 2.000 morti.
Gaza
Nel cuore di Gaza, il dramma umano non conosce tregua. La città di Jabalia è stata nuovamente colpita da un attacco aereo che ha trasformato l’area in un cumulo di macerie. Oltre 20 palestinesi, molti dei quali donne e bambini, sono rimasti uccisi, con un testimone che ha paragonato l’esplosione a un terremoto. Medici Senza Frontiere ha riferito di migliaia di persone intrappolate nella zona, senza accesso a risorse di base come acqua potabile e medicinali. La guerra in Gaza, che è iniziata con il massacro del 7 ottobre, ha finora causato la morte di oltre 42.000 palestinesi. Nonostante gli appelli umanitari, le forze israeliane continuano le operazioni via terra, mentre la popolazione civile cerca disperatamente rifugio.
Cisgiordania
In Cisgiordania, Israele sta portando avanti due tipi di guerra, una visibile e brutale, l’altra più silenziosa ma altrettanto devastante. Come sottolineato dal giornalista Nour Odeh, la violenza fisica si accompagna a una strategia di espansione territoriale mirata a sradicare le comunità palestinesi. Negli ultimi anni, Israele ha sequestrato 27,8 chilometri quadrati di terra palestinese, comprese aree designate dall’ONU come Patrimonio dell’Umanità, una cifra che supera di gran lunga il totale delle terre confiscate nei due decenni precedenti. Questa espansione degli insediamenti illegali non solo viola il diritto internazionale, ma compromette la possibilità di pace e stabilità nella regione, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza delle comunità locali.
Iran
Sul fronte iraniano, la tensione è palpabile. Sebbene gli attacchi diretti su Teheran non siano ancora avvenuti, l’Iran ha intensificato il suo supporto alle forze di resistenza palestinesi e libanesi. Il paese continua a fornire risorse strategiche e armamenti alle fazioni militanti di Hamas e Hezbollah, in risposta all’offensiva israeliana. Le forze iraniane restano in allerta, mentre i leader del paese denunciano gli attacchi come genocidi e avvertono che il conflitto potrebbe espandersi a tutta la regione. L’Iran ha già mobilitato gruppi alleati in Iraq e Siria, creando un arco di alleanza che potrebbe destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente.
Reazioni Politiche
Sul piano diplomatico, il Medio Oriente è sempre più isolato. Paesi come Nicaragua, Bolivia, Brasile, e Honduras hanno interrotto i rapporti diplomatici con Israele, accusandolo di genocidio. Altri stati, tra cui Bahrein, Cile e Giordania, hanno richiamato i loro ambasciatori, esprimendo indignazione per la gravità della crisi umanitaria. La Turchia ha seguito l’esempio, chiedendo consultazioni in risposta alla “tragedia umanitaria in corso a Gaza”. Anche l’ONU si è mobilitata, con 105 stati membri che hanno condannato Israele per aver dichiarato persona non grata il Segretario generale Antonio Guterres, un gesto visto come un attacco diretto all’organizzazione internazionale.
L’Europa dell’indignazione, dell’immobilismo e dei due pesi due misure
L’Europa, nonostante le parole di condanna, non traduce in nessun modo la propria indignazione in azioni concrete. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione Europea ha reagito con un pacchetto di sanzioni pesanti, dalle conseguenze economiche catastrofiche per i propri cittadini. Nel caso di Israele, nonostante le atrocità segnalate, nonostante l’invasione in Libano, le “misure” sono state solo di natura verbale. L’indignazione europea rimane dunque sterile, incapace di influire sugli eventi in corso e lascia campo aperto a un’escalation di morte, distruzione e instabilità.