Le vicende legate ai Laghi dei Castelli Romani, colpiti da anni dall’abbassamento delle falde acquifere e con il continuo rischio di antropizzazione degli stessi è un argomento che in queste settimane ha animato le pagine de laspunta e delle associazioni ambientaliste.
Ma è passato quasi sotto silenzio l’intervento dell’autorevole Mario Tozzi, geologo, saggista, divulgatore scientifico e conduttore televisivo che, alla vigilia di ferragosto, ha rilasciato un interessante, quanto puntuale, articolo sul quotidiano torinese la Stampa incentrato proprio sulla situazione dei laghi in Italia, parlando anche dei laghi di Castel Gandolfo o Albano e di Nemi in maniera molto puntuale.
A rilanciare l’intervento di Mario Tozzi sono stati diverse pagine social di attivisti per l’ambiente come Corrado Bisini, Roberto Salustri e dell’associazione Bioregione dei Castelli Romani – Natura & ecologia del Vulcano laziale
Riprendiamo la parte centrale dell’intervento di Mario Tozzi pubblicate sulle pagine de La Stampa e che riguarda la qualità delle acque dei laghi italiani e il passaggio sui laghi castellani.
Uno spunto di riflessione interessante e calzante e che dovrebbe far riflettere molto i politici che amministrano i comuni intorno ai laghi di Castel Gandolfo o Albano e di Nemi, su quali debbano essere le mosse da mettere in atto se si vogliono salvaguardare i due specchi d’acqua, ammesso sempre che capiscano di cosa stiamo parlando.
Di seguito l’estratto dell’articolo di Mario Tozzi su La Stampa (*)
“Poi ci sono le cause ritenute locali che, in realtà, sono testimonianza di quanto avviene su tutto il territorio nazionale, soprattutto per ciò che concerne i laghi. In Italia – è Mario Tozzi che parla – di diversa origine geologica, da quelli vulcanici del Lazio a quelli glaciali della Lombardia, ma tutti soffrono dell’eccessiva antropizzazione dei relativi territori: troppi residenti, che non rispettano le regole, e spesso troppi turisti, che portano al collasso sistemi già fiaccati dalla siccità.”
Mario Tozzi introduce l’argomento relativo ai laghi dei Castelli Romani.
“Prendiamo ad esempio i famosi laghi dei Castelli Romani, frequentati da imperatori e papi e oggi sull’orlo del collasso. I due laghi Albano e Nemi, hanno perso circa sei metri di livello, qualcosa come 50 milioni di metri cubi di acqua e i pozzi che i residenti scavano attorno, ormai attingono a un livello addirittura più basso di quello del mare.” Prosegue il conduttore televisivo.
“Le sorgenti e i torrenti sono ormai a secco e numerose aziende agricole sono costrette a chiudere per i costi dell’irrigazione. In queste condizioni dovrebbero essere sospese il rilascio di autorizzazione per la ricerca di acque sotterranee e le nuove concessioni per prelievi di acque superficiali o sotterranee” Prosegue il divulgatore scientifico conosciuto anche fuori confine.
Dovrebbe andarlo a spiegare al Sindaco di Albano, che ha predisposto un progetto per la realizzazione di un acquedotto per pompare acqua dal lago di Albano e portarla alle residenze di Monte Gentile ad Ariccia, o al Sindaco di Nemi con i suoi progetti urbanistici sulle rive del lago.
Il Parco dei Castelli potrebbe invece andare a ripetizione da Tozzi, visto il nulla prodotto in questi anni in termini di progetti di salvaguardia e tutela del patrimonio del Parco
“Inoltre i possessori o utilizzatori di pozzi o di derivazioni di acque superficiali dovrebbero essere tenuti alla misura e al controllo dei volumi utilizzati. In quei territori non andrebbero autorizzate nuove concessioni edilizie, lottizzazioni o ampliamenti che prevedano una ulteriore copertura di suolo o nuovi consumi idrici. Nessuna di queste condizioni viene rispettata soprattutto per le concessioni che sono, invece, già previste e minacciano la vera risorsa ormai non più rinnovabile, l’acqua dei laghi e delle falde che li alimentano.” Aggiunge Mario Tozzi
“Non è più procrastinabile – prosegue Mario Tozzi – un piano per la protezione dei mari e dei laghi italiani che parta evidentemente dalla revisione e ristrutturazione dei depuratori, ma che non potrà evitare un piano di adattamento al clima che cambia“(*).
Una strada dunque è possibile, per riuscirci bisogna cambiare paradigma di come si amministra e di come si gestiscono queste risorse, dal punto di vista delle amministrazioni locali. Un cambio di passo urgente e non più rimandabile se si vogliono salvare i laghi di Castel Gandolfo o Albano e Nemi.
A tale proposito le associazioni di stanno mobilitando e questo pomeriggio dalle 18,30 il Comitato protezione Boschi dei Colli Albani ha organizzato un assemblea pubblica dal titolo “Salviamo il lago di Nemi” che a questo punto non è più uno slogan, ma una necessità.
(*) fonte La Stampa del 14 agosto 2024