È un dibattito al limite del grottesco quello che in queste ore sta coinvolgendo la politica europea e italiana. Ursula sì, Ursula no. Incarico con portafoglio pesante, incarico di minor prestigio? Meloni si astiene o vota a favore?
In questa discussione c’è solo una certezza: il PD voterà per il rinnovo di Ursula von der Leyen. La Ursula di guerra. La Ursula che mandava messaggi su WhatsApp alle case farmaceutiche. La Ursula rigorista (non nel senso calcistico ma economico) che vuole che tutto resti com’è.
Un’Europa schiava di quello che Luciano Gallino definiva il finanzcapitalismo, ovvero il capitalismo della speculazione che affama la stragrande maggioranza del popolo e arricchisce poche persone.
Il dibattito in Italia è ormai a livello di gossip. In Europa la situazione non è di certo migliore. L’asse tra PPE e socialisti e democratici è indistruttibile. Quindi la mediazione è sempre al ribasso, con linee indistinte in cui prevale sempre la logica del rigore economico.
Sulla guerra nessun cambiamento di strategia. Sostegno all’Ucraina fino alla vittoria, e poco importa se la vittoria rischia di far sfociare il continente nella terza guerra mondiale. Su Gaza nessuna vera presa di posizione contro Israele e Benjamin Netanyahu.
Gli schieramenti contrapposti non hanno assolutamente visioni diverse. Sono la faccia della stessa medaglia. La tecnocrazia europea resta fortissima. Più che Meloni dovremmo chiamarla “Melina”, come quella che in calcio si fa quando si vuole perdere tempo. Così il Presidente del Consiglio Italiano non vota Ursula anche se l’astensione è un voto favorevole senza però darlo. Una furbata per buttare fumo negli occhi agli elettori italiani senza perdere l’appoggio della leader tedesca.
Gli altri partiti non vanno meglio però. Restando al campo di centrosinistra, il PD è l’esegeta delle politiche “EuroAustere”. E c’è da capire come voteranno gli antiguerra Tarquinio e Cecilia Strada.
I verdi ( nel gruppo europeo fanno parte tra gli altri Ignazio Marino e Leoluca Orlando) vorrebbero entrare nella maggioranza a trazione guerrafondaia e, se fossero accettati, voterebbero come il PD per l’Ursula d’austerity. Gli eletti in Left (Lucano e Salis) non sembrano molto a loro agio nelle dinamiche politiciste e, per come si configura il Parlamento europeo, saranno abbastanza ininfluenti.
I più a loro agio nell’Europa senza discussioni politiche sono certamente Forza Italia, la più coerente con l’Europa tecnocrate.
Passate, da meno di un mese, le elezioni, siamo ancora fermi alla partenza. L’Europa dovrebbe cambiare, ma proprio non ci riesce.