La barbara morte di Sing Satnam scuote le coscienze dei cittadini e delle istituzioni.
Oggi è il giorno dello sciopero e della manifestazione della Cgil e della Flai, martedì 25 lo sciopero della Fai Cisl e Uila Uil e la manifestazione indetta dalla Comunità indiana del Lazio.
Sorge spontanea una domanda: perché di fronte a tragedie del genere, di fronte alla morte di un lavoratore, non si è riusciti a organizzare azioni sindacali unitarie?
Intanto la moglie di Satnam, Sony ha ricevuto ieri il permesso di soggiorno per motivi di protezione speciale, il cosiddetto permesso di soggiorno per motivi di giustizia previsto dall’art. 18 del T.U. sull’immigrazione.
Ha anche lasciato la casa dove abitava con il marito ed è stata accolta da alcuni suoi amici connazionali, non è chiaro se ha lasciato casa di spontanea volontà o se sia stata cacciata da quel monolocale dove abitava con Satnam.
Se fosse stata cacciata, come ha ricostruito il Fatto Quotidiano, il motivo sarebbe anche facile da intuire. Affitti in nero a non meno di 500 euro al mese, in bugigattoli abusivi, con pochi o senza confort minimali. Lo sfruttamento è anche questo. Nei campi, nelle abitazioni fatiscenti.
Per chi arriva clandestino in Italia, dopo aver pagato circa 8.000 euro a vari faccendieri, questo è lo scenario che gli si presenta davanti.
Per molti italiani, l’immigrazione rappresenta un vero business esentasse. Fenomeno che adesso sta inquinando anche le comunità etniche.
In queste ore il Comune di Cisterna, la Regione Lazio, Libera, la Flai Cgil, Articolo 21, il Comune di Latina, la Comunità indiana del Lazio, hanno annunciato la costituzione di parte civile al processo che si terrà contro il titolare della ditta agricola che con il suo comportamento infame ha contribuito alla morte del giovane bracciante indiano, mentre la regione ha annunciato che si farà carico dei costi per il trasporto della salma in India.
La Cgil e la Flai hanno lanciato una raccolta fondi favore della moglie di Satnam, Sony.
Ieri mattina vertice tra sindacati, ministro del lavoro, istituzioni deputate al controllo. Queste le dichiarazioni dei ministri Calderone e Lollobrigida a fine incontro “Ribadiamo in modo chiaro che il nostro scopo è dichiarare guerra al caporalato e intensificare le azioni contro un sistema che mortifica il lavoro, mette a repentaglio vite umane e non fa crescere la qualità del lavoro in un comparto strategico. Questa è una sensibilità comune al governo tutto“, ha detto Calderone. “Non possiamo non ricordare e non condannare quanto successo a Latina“, ha aggiunto il ministro.
Lollobrigida ha affermato la necessità di “accelerare alcuni processi usando anche il veicolo del decreto agricoltura”, affermando che non è corretto criminalizzare tutto il comparto delle imprese agricole per quanto accaduto a Latina: “è colpa di un criminale”. Per il ministro Lollobrigida “queste morti non dipendono da imprenditori agricoli. Dipendono da criminali“
Anche le associazioni datoriali agricole hanno detto la loro su questa incredibile vicenda. “Non ci sono parole per commentare questo episodio. Abbiamo bisogno che le attività ispettive sui luoghi di lavoro siano supportate da attività di intelligence, con l’incrocio delle informazioni già contenute nelle banche dati a disposizione delle amministrazioni locali”. Ha affermato Roberto Caponi, direttore delle Politiche del Lavoro e Welfare di Confagricoltura.
“È necessaria la collaborazione di tutti – ha aggiunto Caponi – Organizzazioni di categoria, imprese, sindacati e organi di sorveglianza devono lavorare insieme per censurare concretamente il fenomeno del lavoro nero. Il lavoratore morto a Latina è una delle tantissime persone straniere presenti da anni sul territorio italiano e che sono impiegate da anni senza contratto”.
Per il direttore dell’area Lavoro della Confederazione, complice del fenomeno di sfruttamento nei campi è anche la scarsa applicazione delle norme. “Di leggi in Italia ce ne sono tante sia contro il caporalato che sulla tutela dei lavoratori. Ma bisogna farle rispettare”
“Quanto è accaduto a Satnam Singh, non è degno di un Paese come l’Italia. Chi aveva la responsabilità di rispettare, tutelare e garantire la sicurezza di quel bracciante come essere umano e come lavoratore, e non lo ha fatto, non è degno di essere considerato un imprenditore agricolo. Non possiamo sottrarci dal dovere di condannare moralmente e come organizzazione agricola, il comportamento inumano che probabilmente ha avuto un ruolo determinante nella tragedia.” Questa la dichiarazione del vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo.
Per Daniele Pini, presidente di Coldiretti Latina, l’incidente mortale è “agghiacciante e disumano. È inaccettabile quello che è accaduto a Latina e dobbiamo tenere altissima la guardia contro il fenomeno del caporalato”.
La comunità indiana, oltre allo sgomento, questa volta è arrabbiata e minaccia una rivolta. “Come Comunità Indiana del Lazio, non possiamo accettare una morte come questa di Satnam. C’eravamo già trovati di fronte a veri e propri atti disumani nei confronti dei tanti fratelli indiani che abitano e lavorano nella Provincia di Latina, ma mai avremmo pensato di trovarci addirittura davanti una morte. Chiederemo al Prefetto di essere ascoltati” ha detto il responsabile della Associazione, Gurmuk Singh.
Il sindacato in questa vicenda non è riuscito a trovare una sintesi, neanche di fronte alla morte di un povero disgraziato. La Cgil e la Flai, la categoria dell’agroalimentare, manifesterà oggi pomeriggio alle 17 in piazza della Libertà ed ha indetto per la giornata odierna uno sciopero, visto che in agricoltura il sabato è lavorativo.
Alla manifestazione della Cgil è attesa anche la presenza del Segretario del PD Elly Schlein, la presenza di Libera e di Articolo 21.
Fai Cisl e Uila Uil hanno deciso di fare uno sciopero del settore agricolo martedì 25 partecipando alla manifestazione indetta dalla Comunità indiana del Lazio.
In mezzo un povero cristo morto ammazzato, la sua compagna disperata che afferma che l’Italia non è un buon Paese”, una comunità sgomenta.
Ma di fronte a quanto accaduto, alla barbarie con cui è avvenuto questo omicidio colposo, la reazione doveva essere unitaria, da parte di tutto il mondo sindacale e datoriale agricolo, visto che in provincia di Latina troppi operai sono pagati 5 euro l’ora, in nero, senza tutele.
Una reazione unitaria proprio per segnare una linea netta, tra le aziende sane del territorio e questi pseudo imprenditori dediti a favorire lo sfruttamento, il lavoro nero, i permessi di soggiorno a pagamento, aiutati da faccendieri senza scrupoli, come diverse indagini della Procura hanno dimostrato.
Significativo invece che, ad oggi, in provincia di Latina solo 173 aziende hanno aderito alla rete del lavoro agricolo di qualità su 7000 aziende del territorio; proprio questo la dice lunga su cosa pensano questi “prenditori di contributi pubblici a gogò”, dei loro lavoratori.
Le associazioni datoriali agricole, a questo punto passeranno dalle parole ai fatti? Le attività ispettive ridotte dal precedente ministro Brunetta, saranno implementate? Le denunce che vengono fatte avranno seguito? I sindacati riusciranno unitariamente a far emergere le storture che avvengono quotidianamente in questo settore? Le aziende permeate da caporalato e che realizzano sfruttamento saranno confiscate?
Sarà mai possibile per questo territorio e per questi lavoratori, vivere ed operare nella normalità?
Domande che potranno essere risolte solo con i fatti, se non vogliamo dover affermare che in Italia, in buona parte del settore agricolo, è tornata la riduzione in schiavitù.