Sono state accolte le richieste di costituzione di parte civile di 12 famigliari, parenti delle 5 vittime decedute durante la pandemia da Covid-19, all’interno della Rsa di Cori, gestita dal noto gruppo Giomi Care srl.
Lo ha stabilito il giudice per l’udienza del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano.
Riconosciuta, inoltre, la responsabilità civile anche alla società e ai due indagati: la direttrice sanitaria della struttura, Emilia Reda, e il rappresentante legale di Giomi Care srl, Fabio Miraglia, difesi dagli avvocati Bevere e Padroni.
L’udienza preliminare è stata così aggiornata al prossimo 6 maggio quando il Gup Cortegiano, ascoltate le parti, deciderà sul rinvio a giudizio dei due indagati.
Il Procuratore Capo di Latina Giuseppe De Falco e il sostituto Martina Taglione ipotizzano l’omicidio colposo per i fatti accaduti alla Giomi Care srl di Cori.
I fatti si riferiscono al 2020, durante il lockdwon, quando le misure restrittive del Governo Conte e della Regione Lazio erano vigenti. La struttura aveva aperto da circa tre anni, a dicembre del 2017.
Le RSA, durante quel periodo, erano tra i luoghi più a rischio, ospitando gli anziani, ossia la categoria ritenuta più fragile e permeabile alle insidie del Coronavirus.
Gli inquirenti si sono avvalsi degli accertamenti di Squadra Mobile di Latina, dei Nas e della Asl di Latina, insieme alle testimonianze e ai documenti poi sequestrati.
L’indagine scaturì dalla denuncia effettuata in due diversi momenti, tra il 2020 e il 2022, da due famigliari delle vittime decedute all’interno della RSA di Cori.
Secondo la Procura di Latina, i due indagati avrebbero agito con negligenza e imperizia violando la normativa anti-contagio che servivano a prevenire l’infezione da Sars-CoV2 all’interno delle strutture residenziali e sociosanitarie.
Sarebbero state disattese linee guida del Ministero della Salute, ordinanze della Regione Lazio e leggi nazionali. In tutto a morire, a causa del Covid, furono in cinque ospiti della RSA tra il novembre 2020 quando morirono quattro persone e il febbraio 2021.
Le vittime del Covid-19 erano di Latina, Sezze e Cisterna di Latina. Ospiti della Rsa che pagavano rette da circa 2000 euro al mese.
Gravi le accuse dei magistrati a carico di Reda e Miraglia i quali, come responsabili, si sarebbero macchiati di pesanti omissioni: dal dotare di mascherine il personale della Rsa al garantire ai dipendenti i corsi formativi, fino al controllo quotidiano della temperatura di persone in entrata e in uscita dalla Rsa.
I due indagati vengono accusati, anche, di aver omesso di adottare misure idonee per evitare gli spostamenti degli ospiti all’interno della residenza corese; separare i percorsi; impedire le visite di famigliari e parenti nel momento più critico della circolazione del virus; adottare misure idonee durante i pasti e, infine, isolare in quarantena i nuovi ospiti della struttura, consentendo loro, invece, di desinare con gli altri anziani già presenti.
Secondo la Procura di Latina, le “regole cautelari gravemente violate, se osservate, avrebbero raggiunto il loro fine di prevenire e impedire la morte dei pazienti.”
Alla direttrice sanitaria viene contestato, inoltre, di non aver valutato adeguatamente la condizione di salute di un anziano, poi deceduto a novembre 2020, il cui quadro clinico prevedeva un trasferimento presso un ospedale. I magistrati ipotizzano che l’uomo si sarebbe potuto salvare se avesse usufruito di una terapia con l’ossigeno.
Solo a maggio del 2025 si capirà come e se questo processo avrà luogo con i fatti circostanziati avanzati dalla Procura. Una vicenda triste accaduta in uno dei periodi più bui della storia italiana e mondiale.