Nella vicenda della realizzazione del distributore di benzina sulla via dei Laghi, nell’area di pertinenza del Comune di Nemi, emerge un fatto alquanto originale.
Intanto va detto che la fretta di richiedere la conferenza dei servizi per il 23 agosto, per acquisire i pareri dagli enti deputati a farlo è slittata a data da destinarsi, in quanto il Comune si è accorto che per poter fare qualcosa in quell’area, si deve procedere con una variante al Piano Regolatore e quindi, dimostrare che la realizzazione di un distributore abbia un interesse collettivo prevalente.
Già detta così farebbe ridere, perché l’unico interesse prevalente sta nella proprietà dell’ex vivaio che ha venduto l’area e deve incassare i soldi e nella società Petrolmass di Ariccia che facendo il distributore mette in piedi una attività commerciale potenzialmente redditizia.
L’area, come laspunta.it e diverse associazioni ambientaliste avevano evidenziato, ricade in diversi vincoli per cui non si può procedere speditamente come per altre tipologie di interventi urbanistici in aree non ricadenti a vincoli.
L’iter per le aree vincolate è diverso, più lungo e necessita di una serie di atti pubblici che determinino la possibilità di superare detti vincoli.
A venire incontro al Comune di Nemi, però ci ha pensato la stessa Petrolmass facendo fare da un agronomo di propria fiducia una indagine vegetazionale delle particelle dell’ex vivaio dove si dovrebbe realizzare questa colata di cemento e ferro da 6000 metri quadrati. Una indagine fatta a metà luglio del 2024.
Si avete letto bene. La società che deve fare il distributore ha commissionato una indagine vegetazionale dell’area per conto del Comune di Nemi.
Vale a dire Oste come è il tuo vino? Ottimo.
Nell’indagine vegetazionale redatta dal dr agronomo Carlo Aiello, si possono leggere diverse cose, tra cui spicca il fatto che quelle particelle sono destinate ad area verde urbana come da piantina allegata e ricadenti come territorio nella perimetrazione del Parco Suburbano dei Castelli Romani e quindi in area vincolata.
Il tentativo dell’agronomo però, in una relazione general generica e da ricerca storica su come si è confermato il castagno ai Castelli mira ad un aspetto soltanto, ovvero evidenziare che quelle due particelle non sono aree boscate.
A leggere la relazione dell’agronomo non è scritto con certezza che quell’area non è più boscata – e più avanti vedremo perché si sta tentando a ciò ndr- , ma viene fatta una panoramica delle essenze vegetali ed arboree presenti su quei terreni in quanto ovviamente un ex vivaio, facendo riferimento a cartografie e a agli studi agropedologici del territorio per la catalogazione del terreno.
Una sola riga per dire che l’area ricade all’interno del Parco dei Castelli, ed essendo un agronomo avrebbe dovuto dire, come ha fatto nel resto della relazione, cosa significa che “il territorio ricade nel Parco Suburbano dei Castelli Romani”.
A fronte di questa relazione, il comune di Nemi in data 5 agosto 2024, a venti giorni dal deposito della indagine, con determinazione 599 e con atto ufficio urbanistica n. 89 del 5 agosto 2024 recepisce e fa propria l’indagine dell’agronomo di parte della società Petrolmass, l’acquisisce come parere tecnico per certificare e giustificare che:
“la superficie dell’area distinta al Foglio 7 particelle 1290 e 1292 della superficie catastale pari a mq 6.126 sito in sito Via dei Laghi, Km. 14+331 – S.P. 217 non può essere definita “area boscata” come erroneamente perimetrata nella Tavola B del PTPR approvato con Deliberazione di Consiglio Regionale n. 5 del 21.04.2021 (BUR. N. 56 del 10.06.2021);
ai sensi l’art.10, comma 2 della Legge n.353 del 21 novembre 2000 recante “Legge quadro in materia di incendi boschivi”, compiute le dovute verifiche la zona NON E’ STATA percorsa dal fuoco; la zona NON E’ INTERESSATA da progetti di rimboschimento;“
Quindi il Comune di Nemi acquisisce per vera una relazione tecnica fatta fare dal proprietario dell’area, per emettere una determina da inviare alla Regione Lazio nella quale si dice che quell’area non è boscata, perché chi ha fatto la perimetrazione regionale si è sbagliato.
Val la pena ricordare che la perimetrazione regionale è dell’aprile del 2021, non certo di 60 anni fa.
Quindi il Comune non ha fatto una perizia autonoma e superpartes, acquisisce un atto privato, lo fa proprio e in forza di ciò afferma che la perimetrazione della Regione è sbagliata perché l’area non è boscata.
Forse sarà il caso che una perizia autonoma e non una indagine conoscitiva, venga effettivamente fatta dagli organi di competenza, che a questo punto non può essere certo di Comune di Nemi, che da una parte parla di salvaguardia e dall’altra si fa fare dai tecnici delle ditte private le relazioni ad assumere come atto pubblico.