Non si placa la protesta allo stabilimento Stellantis di Cassino. I tir sono bloccati all’ingresso dai lavoratori, ormai esausti e pieni di rabbia.
Una situazione di stallo, un’incertezza perenne per centinaia di famiglie. Non vogliono smettere di combattere i lavoratori. Non possono farlo. In ballo c’è la difesa non solo del proprio lavoro, ma della dignità d’esser considerati uomini e non un file dentro un database.
Esigono risposte. Le vogliono prima di tutto da una proprietà incapace di ascoltare e di programmare. Dalla famiglia Agnelli-Elkann che da decenni assorbe risorse al Paese ma senza mai una garanzia di stabilità. Che chiede aiuto all’Italia per poi scappare all’estero.
Chiedono risposte i lavoratori. Dalla politica. Incapace di progettare il futuro. Di costruire una politica industriale degna dell’Italia. Sempre pronta ad emettere un comunicato di solidarietà a cui però non fa mai seguito un’azione concreta. Chiedono risposte dal Governo. Lo stesso che, per bocca del Presidente Meloni, sciorina dati di crescita e occupazione mentre tutto in torno rotola verso il punto più basso mai raggiunto prima.
Pretendono risposte i lavoratori. Dal sindacato. Non una rivolta generale e senza ancoraggio alla realtà. Azioni solide, costruite con l’azienda per continuare a puntare su un asset fondamentale per il territorio di Cassino.
Auspicano risposte i lavoratori. Dalle istituzioni locali che devono battersi senza sosta per non far diventare il proprio territorio un deserto economico e sociale.
Per tutti questi motivi la crisi di Stellantis a Cassino non è solo affare dei lavoratorio in lotta, ma di tutti. E per una volta serve esser compatti. Con una sola voce, potente e perentoria.
Chissà se sarà la volta buona oppure assisteremo al solito teatrino, che ormai non fa più audience.