Si è svolto ieri l’incidente probatorio con la dipendente dell’azienda Lovato testimone oculare presente al momento dell’incidente che è costato la vita a Satnam Singh.
In un primo momento la lavoratrice non voleva presenziare all’incidente probatorio, in quanto sentiva forte la pressione dell’ambiente, ma poi ha acconsentito a rendere deposizione in tribunale.
E le sue dichiarazioni hanno lasciato il segno. La testimone – chiamata dagli avvocati Mario Antinucci, Stefano Perotti e Valerio Righi, che assistono Valentino Lovato, detenuto nel carcere di Frosinone e accusato di omicidio doloso, omissione di soccorso e diverse violazioni in materia di lavoro e sicurezza sul lavoro – è una testimone oculare della vicenda, presente al momento dell’incidente del 17 giugno 2024 quando Satnam perse un braccio e fu abbandonato sotto casa senza passare dal pronto soccorso e dove morì da li a poco.
La donna ha affermato, non senza creare sconcerto tra i presenti, che al momento dell’incidente Satnam al massimo perdeva sangue dalla bocca. Ricostruzione che ha lasciato interdetti gli avvocati della moglie di Satnam, Soni, che hanno dichiarato “che neanche scientificamente sarebbe possibile sostenere cio“, ed ha aggiunto che sarebbe stata la moglie Soni a chiedere al datore di lavoro di portare Satnam a casa e non al pronto soccorso.
Sempre la donna ha dichiarato che era stato detto a Satnam di non toccare il macchinario e che il bracciante indiano invece lo avrebbe utilizzato autonomamente.
Appare evidente a questo punto che bisognerà appurare chi dice la verità e chi no, visto che le dichiarazioni rese all’incidente probatorio dalla dipendente dell’azienda Lovato, sarebbero alquanto discordanti da quelle rese dalla moglie di Satnam e da uno dei lavoratori indiani presenti sul posto al momento dell’incidente.
Per gli avvocati difensori di Lovato. Mario Antinucci del Foro di Roma, Stefano Perotti e Valerio Righi, entrambi del Foro di Latina, le dichiarazioni rese oggi imporrebbero una “oggettiva rivalutazione del capo d’imputazione provvisorio contestato al Lovato“.
Ma al netto di questa ricostruzione resa davanti al Gip Cairo e al dal sostituto procuratore di Latina, Marina Marra, resta la morte di un bracciante agricolo che lavorava in nero in un azienda agricola, che non è stato soccorso e che è morto dissanguato.
Appare evidente che, anche qualora la moglie di Satnam, avesse chiesto di portarlo a casa, l’incidente era tale da dover chiedere immediatamente soccorso o di trasportare il giovane indiano immediatamente in ospedale e questo è un fatto certo, acclarato.
Un processo dunque con luci ed ombre, con ricostruzioni discordanti. Spetterà ora ai giudici fare chiarezza e ristabilire la verità oggettiva di questa orribile vicenda.