La sanità laziale e quella del quadrante ad est e sud di Roma vive ormai, sempre in apnea. In più di una occasione sono stati evidenziati problemi legati alla mancanza di personale, ci reparti a rischio chiusura dell’assenza dei medici, di locali che andrebbero ristrutturati, ma restano aperti all’utenza.
Quanto raccolto sull’ospedale di Colleferro è un continuum con i problemi che laspunta.it sta raccontando da alcune settimane sulla sanità territoriale, pronta a tagliare nastri e svolgere convegni, meno ad affrontare e risolvere i problemi del quotidiano che riguardano i cittadini utenti che rivolgono alle strutture pubbliche.
Così accade che un servizio importante per l’intera comunità della Valle del sacco, come la diagnostica ad oggi ancora non sia operativa.

Inaugurata in pompa magna un mese fa la nuova Risonanza Magnetica ad oggi ancora non è operativa. Il motivo? La mancanza di personale formato per l’utilizzo della stessa apparecchiatura. E tutto ciò appare paradossale, visto che un investimento così importante nel caso in cui viene inaugurata dovrebbe essere immeditatamente disposnibile.
Così non è però nel caso della nuova Risonanza di Colleferro. E diverse segnalazioni sarebbero intervenute già all’URP. Gli operatori sono scontenti soprattutto perché avendo i contatti diretti con i cittadini, accade che debbano fare fronte anche agli sfoghi degli stessi utenti, costretti in viaggi interminabili in altre Asl fuori dal territorio, oppure per chi può permetterselo rivolgersi a centro diagnostici privati sobbarcandosi costi onerosi.
Che dire del reparto di urologia che era un fiore all’occhiello del Parodi Delfino? La criticità aumentano e soprattutto non si capisce per quale motivo non si effettuano più le uroflussometrie, un altro accertamento diagnostico molto richiesto dall’utenza.
La risposta che viene data ai cittadini che ci sarebbero dei problemi tecnici che non consentono l’effettuazione di questo accertamento diagnostico.
Quali siano però questi problemi tecnici ad oggi non è dato sapere.
Ultimo, ma non meno importante riguarda la diagnostica relativa alle neoplasie. Nell’ospedale di Colleferro non è più possibile effettuare l’esame citologico urinario per neoplasie.
Un accertamento diagnostico necessario in termini di prevenzione e di terapia. Eppure la ASL RM5 aveva trovato un equilibrio avendo come riferimento, per questo tipo di esame, gli ospedali di Tivoli e di Colleferro.
Invece a Colleferro, da tre mesi ci sarebbe un altro problema tecnico che non rende possibile effettuare questo tipo di esame.
Un altro problema tecnico di difficile comprensione e sul quale sia motivo non è dato ancora sapere.
In tutto ciò cosa fa il direttore sanitario dell’Ospedale? Cosa fa la direzione sanitaria della ASL Rm 5? I cittadini nel frattempo, anche per questo esame debbono rivolgersi ad altri ospedali, spesso romani o sobbarcarsi il costo nei centri privati.
La situazione, dunque, da critica rischia di diventare drammatica per l’utenza. Nel frattempo la Regione Lazio fa sapere di aver ridotto le liste d’attesa, ma nella realtà non è così. Infatti se si chiede la prenotazione di un esame negli ospedali della ASL si rischia di dover attendere mesi, ma la regione ha introdotto uno stratagemma.
Infatti adesso i Cup possono prenotare visite e accertamenti diagnostici in tutte le strutture della Regione, così è possibile che per svolgere una visita o un accertamento prescritto dal medico di base ci si debba recare a Fiumicino, o a Civitavecchia e in alcuni casi anche a Rieti.
Così la risposta apparrebbe immediata. Ma non per l’utente che per svolgere una visita o un accertamento, non potendosi permettere una consulenza privata, addirittura dovrebbe andare a Civitavecchia?
Per gli sventurati che non possono andare in giro per la regione, e non possono permettersi di pagare una struttura privata, non resta che aspettare anche sei mesi per fare una visita o un accertamento diagnostico nella propria Asl di appartenenza.
E’ il caso di un nostro lettore che dovendo fare un accertamento diagnostico invasivo si è visto assegnare l’accertamento al Noc dei Castelli entro un mese, ma visto che la richiesta prevede la sedazione profonda è stato rimandato ad Anzio a settembre del 2025 ed avrebbe anche il carattere d’urgenza.
Un altro caso riguarda una donna con un tumore già operato al seno che per un altro accertamento diagnostico, avendo priorità come malato oncologico gli hanno proposto un appuntamento a 5 mesi. Alla faccia della priorità.
Insomma i manager chiamati a dare risposte e soluzioni ai cittadini, essendo lautamente pagati, farebbero bene a fare meno convegni e a rimboccarsi di più le manche della camicia.