Tra le tante aziende boschive dei Castelli Romani, quella di Piero Valeri è sicuramente una delle più antiche, insieme a Carnevali e Frasca.
Proprio le aziende boschive sono finite nell’occhio del ciclone per via della vicenda del taglio dei boschi cedui dei Castelli, con quanto sta accadendo sul Monte Artemisio, a Nemi, a Genzano a Rocca di Papa sulla via Sacra, a Montecompatri.
Le associazioni ambientaliste hanno puntato il dito su tagli, a detta loro fuori controllo e massivi, del bosco ceduo, senza gli opportuni controlli da parte degli enti quale il Parco dei Castelli, i carabinieri forestali, i vigili urbani dei comuni interessati.
Effettivamente l’attività in questi mesi è stata incessante, anche per via del fatto che molti lotti di patrimonio boschivo sono andate in gara quasi simultaneamente dopo la ripresa delle attività post covid.
Di certo però le aziende boschive non ci stanno a passare per coloro che il bosco lo stanno distruggendo, da qui l’appello che arriva da Piero Valeri che nella sua lunga esperienza ha ricoperto ruoli di amministratore quale assessore al patrimonio boschivo nel comune di Lariano.
“Siamo noi per primi a volere che i nostri boschi siano fruibili e trattati con riguardo. Da questi boschi noi traiamo sostentamento e siamo i primi a non volere che vengano depauperati.” Dice Piero Valeri.
Attualmente Valeri è anche vicepresidente dell’ASPAL con delega alle attività boschive. E partiamo proprio da questo incarico. “Siamo in Aspal dal 2009 e grazie al nostro lavoro abbiamo realizzato diversi corsi di formazione per le aziende boschive e con l’intervento sindacale siamo riusciti ad ottenere un corso per la qualifica di operatore forestale con il quale abbiamo formato 28 aziende del territorio. Un corso che insegna alle aziende come tenere un cantiere, la cartellonistica per la sicurezza, l’utilizzo dei mezzi agricoli”. Quindi non solo taglialegna ma aziende consapevoli e formate”.
Ma se le aziende sono formate per quale motivo, in queste settimane c’è tanta polemica proprio su come vengono lasciate le aree di cantiere? Valeri fa una premessa
“Va detto che se i boschi dei Castelli Romani sono diventati appetibili è anche grazie al lavoro delle ditte boschive che da sempre svolgono lavori silvocolturali e di taglio finale del bosco ceduo. I nostri boschi sono riconosciuti come zone di pregio e di qualità. La superficie di circa 8000 ettari è gestita in modo tale da realizzare una ciclicità dei tagli, ogni venti anni e su lotti non superiori ai venti ettari e i tagli successi non possono essere contigui.”
“Questo significa – aggiunge Valeri – che c’è una logica di salvaguardia ambientale nel taglio dei boschi cedui. Significa in sostanza che si sono 400 lotti da 20 ettari e molti di questi sono inferiori, soprattutto nelle aree boschive private, dove non si superano i 5 ettari di bosco.”
“Questo tipo di programmazione è ormai consolidata nel tempo e i tagli non avvengono in maniera indiscriminata. C’è la stagione silvana che stabilisce i tempi dei tagli, da ottobre al 30 aprile per le sic e zps, mentre per le aree sopra i 900 metri di altezza si può arrivare fino a luglio”
“Va precisato a questo punto che nelle aree dove vengono fatti i tagli e lasciate le ceppaie già a fine luglio avviene la gemmazione e gli arbusti raggiungono anche un metro di altezza, dopo le prime piogge a settembre anche il suolo che è stato calpestato rinasce. Già dal secondo anno in poi non si riesce più ad entrare nella zona dove si è tagliato, perché la vegetazione torna ad essere rigogliosa. Le matricine che crescono, alcune di queste si seccano cadono e crea il novellame che rigenera nuove ceppaie.”
“Un’altra cosa che voglio dire – continua Valeri – e che i nostri boschi sono stati colpiti dalla cinipide, un problema che abbiamo fronteggiato da soli con le amministrazioni per evitare che i nostri boschi venissero rovinati inesorabilmente. Non mi trovo d’accordo con le associazioni ambientaliste quando ci additano come quelli che stanno facendo una opera di disboscamento. Il disboscamento o deforestazione indica l’eliminazione della vegetazione, non è il nostro caso.”
Di certo però che vedere come vengono ridotte le aree durante le operazioni di taglio non è certo un bel vedere…
“Posso dire che per certi versi era più invasivo con i vecchi sistemi di lavorazione. Ci dicono che bisogna tornare ad usare i muli, oggi è complicato farlo, più facile a dirsi. Questo settore sta vivendo una stagione di difficoltà, soprattutto nella ricerca di manodopera qualificata e oggi le aziende che lavorano nei boschi non superano le 4/5 unità. con il Parco abbiamo chiesto un tavolo di confronto.”
“Oggi dobbiamo misurarci e giustamente con la sicurezza sul lavoro. Negli anni addietro sono accaduti anche incidenti mortali, perché i trattori gommati, urtando trochi e rocce si sono ribaltati. Oggi si usano trattori con cingolati in gomma, più sicuri, gli alberi tagliati vengono raccolti e sollevati non più portati a strascico a valle. Ovvio che se si usano trattori da 300 quintali i mezzi sono troppo pesanti e fanno danno. A seconda della tipologia dei boschi bisogna usare i mezzi adeguati. I cingolati gommati, tra l’altro non provocano danni al sottobosco”
“Appare evidente che bisogna aggiornare il regio decreto del 1929, soprattutto per quanto riguarda gli interventi sulle zone scoscese, bisogna anche fare uno sforzo con le istituzioni per rivedere il capitolato d’oneri.”
Ma è pur vero, che nonostante le accortezze, uno dei problemi resta il rischio idrogeologico.
“Quando le ceppaie di caricano di troppo peso perché non gestite colturalmente, soprattutto nelle zone scoscese, crollano e questo può portare a situazione pericolose e destanti. I tagli dei boschi inoltre sono una risorsa anche per i comuni.”
A vedere quanto sta accadendo, per esempio a Velletri non si direbbe.
“Velletri ha scontato un ritardo nella programmazione e le zone boschive sono più difficili da trattare, diversamente da Lariano, dove si è proseguita la programmazione e ha come vantaggio zone più accessibili e meno scoscese da trattare. Velletri non è riuscita a vendere i lotti e proprio per questo motivo, probabilmente si è deciso di affidare in convenzione la gestione del patrimonio forestale. Lo stesso problema delle gare deserte lo ha avuto anche Rocca di Papa.”
“Quello che mi sento di dire che una gestione di quel tipo a concessione presuppone la capacità della ditta di avere la potenzialità per affrontare una impresa simile, non so francamente se si siano resi conto dell’impegno da affrontare. L’amministrazione probabilmente ha agito in questo modo per evitare che il piano di assetto forestale saltasse. Anche sui piani di assetto probabilmente andrebbero rivisti magari riducendo i lotti e consentendo anche alle piccole aziende locali di poter partecipare.”
“Aumentando i lotti diventa difficile e sono le aziende più strutturate che possono partecipare, ma può capitare che non abbiano gli strumenti adatti per lavorare i boschi di castagno, perché magari lavorano soprattutto sulle conifere e questo può provocare dei problemi. Vedete per ogni tipo di bosco ci sono tecniche e mezzi differenti da utilizzare.”
C’è poi il problema legato ai tagli di dirado e finali. “Anche qui le amministrazioni comunali che devono fare una riflessione sulle necessità e che metodo utilizzare per queste operazioni”
Sul fatto che aziende boschive viterbesi siano arrivate sul territorio Valeri non si dice meravigliato “Per fortuna che sono arrivati, loro hanno la capacità negoziale ed economica, per lotti grandi. Se vogliamo che siano le aziende locali a trattare i nostri boschi con ancora maggiore attenzione i lotti devono essere più piccoli. Io sarei preoccupato se invece su questo territorio arrivassero per esempio i calabresi…”
Un problema di razzismo o che altro?
“Diciamo che in questo momento mi sento un nordista.
Ma i tagli che stanno avvenendo lasciano l’amaro in bocca ai cittadini, che hanno evidenziato cosa succede, come la ippovia o cartellonistica della francigena abbattuta.
“Non conoscendo come è stato redatto il progetto di taglio, posso solo dire che si poteva, forse pensare ad una fascia di rispetto per evitare che il taglio compromettesse opere finanziante con soldi pubblici.”
E su Velletri? E sul Parco chiamato in causa?
“Con il parco c’è sempre una interlocuzione per fare in modo che non si creino danni nei boschi. Posso affermare che la vigilanza viene fatta, dai guardiaparchi, dalla forestale, sulla sicurezza nei cantieri, sul durc, sulla applicazione del progetto di taglio. Ogni lotto è soggetto a diverse autorizzazioni compresa quella della città metropolitana. Scagliarsi contro le ditte non fa bene a nessuno. Noi siamo i primi a volere che i boschi siano fruibili a tutti.”
“Ho visto le foto che forse non rendono bene la situazione su Velletri, di sicuro ci sono le persone preposte a valutare quanto si sta facendo. Ritengo però che per la tipologia del nostro bosco debbono essere utilizzati mezzi adeguati”