Ormai ci siamo. Sabato 21 settembre inizia la prima di una serie di azioni dimostrative per salvare i laghi dei Castelli Romani dal depauperamento e dalla loro possibile estinzione.
Da mesi ormai è diventato un campanello d’allarme ambientale, promosso da associazioni e cittadini, che più volte sono intervenuti per sensibilizzare questa situazione. Neanche l’intervento del geologo Mario Tozzi ha scosso la coscienza delle amministrazioni di Albano, Castelgandolfo e Nemi, forse troppo prese e distratte a farsi approvare nuovi acquedotti di captazione dal lago di Albano per rifornire le abitazioni di Monte Gentile, a parcheggi e banchine a Castel Gandolfo per aumentare lo sfruttamento intensivo, ma niente è stato rotto per la rottura di una tubazione di Acea che per settimane ha perso centinaia di migliaia di acqua potabile captata dal lago, a realizzare interventi sul lago di Nemi per aumentare la presenza turistica senza preoccuparsi di verificare le captazioni abusive.
Questa la situazione attuale, che sembra proprio non trovare nessuna soluzione. Così comitati e cittadini si sono organizzati. Sabato 21 Il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani ha chiamato i cittadini per “riempire con i secchi il lago di Nemi. Ogni partecipante dovrà venire munito di un proprio secchio per portare acqua da una fontana di Genzano direttamente dentro lo “Specchio di Diana”, anche noto come lago di Nemi. L’appuntamento è per le ore 10.00 in piazza Dante Alighieri a Genzano e ciascuna persona passerà il proprio secchio a quella più vicina percorrendo pochi metri ma più volte, in base al numero di quanti si presenteranno in piazza.
La seconda iniziativa sarà una manifestazione in piazza Umberto I a Nemi, domenica 6 ottobre, dalle ore 10.00 perché l’amministrazione comunale sta procedendo velocemente con progetti che riteniamo impattanti per l’ambiente e profittevoli solo per i privati che ne avranno la gestione o la proprietà.
Si parla della fu passerella alla ex-Fiocina, di fatto smontata dalla mobilitazione popolare, dell’attuale centro canoa che assomiglia più ad un locale da movida che ad un centro sportivo, del progetto di sport-lineare, della “transizione green” da vivaio ad impianto di benzina su via dei Laghi
“Chiediamo alle istituzioni di dichiarare immediatamente lo stato di emergenza ambientale per i laghi e iniziare a prendere provvedimenti: basta prelievi idrici in falda, basta cementificazione, basta tagli dei boschi, basta dispersioni idriche dalle tubature, basta nuovi pozzi abusivi e non, basta progetti impattanti.” Dice con forza il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani.
Ad Albano invece in questi giorni è emerso grazie ai cittadini la rottura di una tubazione Acea per la captazione dal lago di Albano, che per una settimana ha perso migliaia di litri d’acqua sversati nel costone sottostante. A renderlo pubblico Maurizio Bocci da sempre impegnato sul fronte ambientale
“Mentre sui giornali e sui social media si parla del disastro ambientale in atto da anni nel lago Albano che, per inciso, sta arrivando ad un punto di non ritorno, si continua, in ogni giorno dell’anno, a prelevare migliaia di litri d’acqua dal nostro lago.” ha detto Bocci
“Il breve video che vedete mostra un torrente d’acqua che ritorna nel nostro lago a causa di una falla nelle tubazioni dell’ACEA. Ma a voi tutto questo sembra normale? Parliamo di emergenza ambientale e invece di attuare iniziative per limitare il disastro, si continua ad attingere acqua e si pensa addirittura ad attivare un altro pozzo.” Ha aggiunto Maurizio Bocci
“Nel frattempo, si sta pensando di riportare l’acqua piovana nel lago Albano, usando sistemi che ancora non si conoscono e questo fatto sembra davvero un controsenso perché nel frattempo, e poi anche in futuro, si continuano ad attingere migliaia di litri al giorno (si parla di 300 litri al secondo).“Prosegue Bocci che conclude
“Cosa fare? Sicuramente nel lungo periodo è necessario limitare nuove cementificazioni e dove possibile attuare sistemi di eco-edilizia. Per avere risultati nel breve periodo è necessario almeno limitare le captazioni dirette dell’ACEA e operare un controllo a tappeto dei pozzi per limitare, anche in questo caso, le captazioni dirette dalla falda.” Lo chiedono in tanti, dai cittadini alle associazioni, ma le amministrazione sembrano proprio sorde.