Il Processo Tritone, che si sta svolgendo al Tribunale di Velletri sta giungendo al termine e negli ultimi due giorni di udienza, particolarmente rilevanti, ci sono state le arringhe degli avvocati Fagiolo, Gianzi e Petrelli che difendono i due carabinieri accusati di concorso esterno, Elia Rillo e Carmine dell’Unto.
Interessante l’intervento dell’avvocato Petrelli già noto per la sua presenza togata nell’omicidio di Marta Russo, Stefano Cucchi e del carabiniere Mario Cerciello Rego e già Presidente dell’Unione Camere Penali.
Secondo gli avvocati difensori i due carabinieri hanno sempre operato nell’interesse dello Stato e che il loro lavoro era quello di attraversare quella “zona opaca”, come descritta dall’avvocato Petrelli, per consentire di avere sempre informazioni che fossero utili ad indagini.
La prova che i due carabinieri siano sempre stati corretti lo dimostra i tanti arresti eseguiti e soprattutto dalle testimonianze dei colleghi che hanno descritto i due carabinieri come sempre bene informati perché “sapevano come parlare alle persone.”
I due militari del Nucleo Operativo, insomma, per gli avvocati difensori, svolgevano quell’attività di contatto con gli informatori ai quali va garantito un anonimato perché, diversamente dai collaboratori di giustizia, non lasciano il territorio per andare a vivere altrove sotto falso nome a carico dello Stato.
L’avvocato Fagiolo ha ripercorso nella sua arringa i tre episodi salienti nei quali è stato coinvolto Elia Rillo. “Voglio precisare che le intercettazioni vanno interpretate, vanno contestualizzate, devono essere calate anche rispetto al luogo e ai rapporti, non possono essere lette in maniera asettica. Rillo e Dell’Unto vivono con la gente, si mischiano, hanno confidenti che si fidano di loro a cui danno delle informazioni” ha detto il noto avvocato veliterno.
“Rillo non ha inquadrato bene Fabrizio Lorenzo, che voi definite grande criminale. Un criminale che ha subito solo una condanna non per la detenzione di armi, ma di munizioni, quattro mesi e pena sospesa. Per Rillo questo non era un problema, lo conosceva bene. Ma è Fabrizio ad usare Rillo ha aggiunto l’avvocato. “E’ lui che sente Gallace con un pretesto lavorativo egli da appuntamento al giorno dopo e subito dopo chiama Rillo dicendo che Gallace voleva vederlo. Ma quell’incontro non è mai avvenuto“.
“Sempre Fabrizio avvisa Rillo che Perronace è agli arresti domiciliari e loro vanno li. E cosa trae il PM da questa visita? Che Rillo e Perronace si conoscevano e invece non è così. Perché Rillo gli chiede delle armi e lui gli riferisce che gli erano state tolte nel 2007.”
Secondo Fagiolo è sempre Fabrizio, nella veste di “doppiogiochista” a girare informazioni prese da Rillo e fatte recapitare a Perronace.
C’è poi la vicenda del furto al bar Stampeggioni. “Rillo e Dell’Unto capiscono, anche parlando con un collega Pellegrino, chi poteva essere l’autore e quando si recano da Perronace, non danno informazioni certe, indicano un luogo sbagliato, li dissuadono dal farlo cercare” ha affermato l’avvocato Fagiolo che poi ha parlato del trattamento riservato a Rillo nell’interrogatorio di garanzia. “Rillo viene arrestato in caserma, il suo collega Barbato è in lacrime e gli dice ma che ti porti l’ordinanza sono 1400 pagine te le faccio recapitare dal tuo avvocato. Nel carcere di santa Maria Capua Vetere, viene portato allo sfinimento. Questa è una pagina oscura. Il giudice gli contesta l’accusa del pagamento di 1200 euro per le informazioni, dice c’è una intercettazione, ma il reato di corruzione non è mai stato contestato. Rillo non ha potuto leggere l’ordinanza perché non aveva con se gli occhiali, gliel’ha letta l’avvocato durante l’interrogatorio di garanzia. Il giudice è bravo perché gli fa dire cose che Rillo nemmeno comprende al momento“
E ancora sull’interrogatorio di garanzia “Per famiglie calabresi si intende che sono della Calabria non perchè appartengono ad una locale di n’drangheta. Rillo non sapeva del padre di Perronace, delle armi sequestrate nel 2007, non c’è una prova, oltre il ragionevole dubbio in questi tre episodi” Ha concluso Fagiolo.
Dello Stesso tenore l’avvocato Petrilli. “Gli spazi opachi devono essere attraversati da qualcuno e lo fanno Rillo e Dell’Unto che facevano questo per lavoro. E attraversare questi spazi opachi significa anche che il confine è labile della legalità, ma pur attraversando gli spazi opachi loro lavorano ed hanno sempre lavorato per la sicurezza dei cittadini, per servire lo Stato. Se Rillo riesce ad avere informazioni e ha un rapporto diretto non può essere demonizzato. Gli si contesta che non ha fatto relazioni, ma se le informazioni non sono tali da relazionare una ipotesi di reato perché e in base a quale normativa deve riferire? Il Pm lo demonizza come se fosse un fiancheggiatore, come se passasse le sue giornate ad assistere l’associazione mafiosa, ma non si sa bene cosa si contesta a Rillo“
L’avvocato Gianzi si è invece soffermato sulla figura di Carmine Dell’Unto “Un carabiniere che per quarant’anni ha eseguito arresti, ha lavorato assiduamente, dovrebbe cambiare atteggiamento in un solo giorno, quello che il Pm gli contesta, tutto ciò lascia molti dubbi. Le indagini sono carenti sotto il profilo della prova. Stiamo ancora discutendo se esiste o meno una locale di n’drangheta, e pensiamo di poter affermare che ci sia una rappresentanza evolutiva di agevolazione mafiosa?”
E prosegue anche sulle intercettazioni. “Le intercettazioni non forniscono nulla rispetto al concorso esterno. Un collaboratore (Fabrizio ndr) gode di un rapporto elastico con le forze di Polizia. Nel corso dell’intercettazione a casa di Perronace, che non dice nulla non aggiunge nulla, perché dovevano segnare questa chiacchierata, avrebbero rilevato e scoperto la loro fonte, forse sono censurabili? Non lo so. E non c’è stata mai una attività agevolatrice da parte di Dell’Unto, ma così come Dell’Unto ha comunicato di essere stato a casa di Perronace ma non lo possiamo dimostrare perché impone al PM l’onere della prova e nella relazione di servizio manca proprio la pagina 2 dove viene scritto il rapporto. Perché il Pm non ha sentito il capitano per sapere se oralmente Dell’Unto avesse comunicato questo fatto?”