Lo scorso due dicembre, mentre ad Anzio e Nettuno si svolgeva il ballottaggio per eleggere i nuovi sindaci presso il Tribunale di Velletri si teneva l’ultima udienza del processo Tritone.
Un processo lungo e articolato per il quale il Pm Giovanni Musarò ha chiesto complessivamente 240 anni di reclusione per tutti i protagonisti di questa vicenda.
Nella mattinata gli avvocati difensori dei principali imputati del processo, tra cui i due carabinieri Rillo e Dell’Unto, hanno effettuato le controrepliche, dopo aver ascoltato, nei giorni precedenti quelle del PM Musarò.
In ordine gli avvocati Luigi Mammola, Luca Cianferoni, Francesco Giansi, Marco Fagiolo, Francesco Petrelli, hanno ribattuto punto su punto la tesi della Procura.
Secondo l’avvocato Mammola, non ci sono riferimenti che Angelo il Bulgaro sia Angel Kristo Vangel. Più articolata e sempre ben posta la controreplica dell’avvocato Luca Cianferoni che in 43 minuti ha sostanzialmente sostenuto che Bruno Madaffari non ha nulla a che fare con i reati contestati del 416 bis e dell’art. 74. Non c’è associazione di stampo mafioso, non c’è concorso. Madaffari Bruno voleva si acquistare una partita di droga, ma era, semmai, un cliente e non un organizzatore di questa attività.
L’avvocato Cianferoni ha disquisito anche sulla ormai famosa intercettazione nella quale Madaffari avrebbe detto: che famo oppure che fa mo? Una intercettazione che la Corte dovrà valutare con estrema attenzione, attese anche le perizie effettuate su questa registrazione.
L’avvocato Giansi ha difeso, invece l’operato del carabiniere Dell’Unto, sottolineando il lavoro svolto nel nucleo operativo, puntualizzando l’aspetto della famosa pagina due della relazione di servizio non presente nelle carte processuali dei difensori e che invece il PM Musarò ha prodotto e proprio su questo punto l’avvocato Giansi ha affermato che “Il PM non può produrre documenti dopo la chiusura del dibattimento” riferendo come lo stresso carabiniere Dell’Unto ha affermato di aver segnalato l’incontro con Lorenzo Fabrizio e Davide Perronace e come relativamente al furto nella pasticceria Stampeggioni non fu fatta nessuna rivelazione di segreto d’ufficio.
Anche l’avvocato Marco Fagiolo ha specificato come invece il comportamento del carabiniere Rillo Elia, sia stato quello legato al suo ruolo, di come ha prodotto arresti, di come era considerato dai suoi superiori, delle relazioni sul territorio, di come Rillo Elia non abbia favorito il riconoscimento dell’autore del furto nella pasticceria Stampeggioni, che Rillo Elia non avrebbe potuto rilevare il contenuto delle riprese delle telecamere perché le stesse registrazioni sarebbero state prese nel pomeriggio, mentre l’incontro con Perronace e Fabrizio avvenne la mattina.
Difese appassionate, come quella dell’avvocato Francesco Petrelli che, difendendo sempre il carabiniere Rillo Elia ha illustrato anche alla luce di altri processi e sviluppi analoghi, non si può procedere contro Rillo Elia proponendone l’assoluzione.
Lo stesso Rillo Elia, presente all’udienza ha reso dichiarazioni spontanee per specificare l’andamento dell’interrogatorio di garanzia e, in lacrime, si è dichiarato innocente chiedendo alla Corte di essere giusta nelle sue decisioni.
La Corte, presieduta dal giudice Silvia Artuso, si è dunque riunita in camera di consiglio presso la Caserma Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, in viale Salvo D’Acquisito. Quanto tempo ci vorrà per prendere la decisione? Difficile da stabilire, ma comunque la parola fine su questo processo, almeno per il primo grado di giudizio, si sta per chiudere.