Il Consiglio provinciale di Latina ha votato all’unanimità una mozione per l’introduzione di un salario minimo di 9 euro l’ora, proposta dal Partito Democratico e sostenuta anche dai rappresentanti locali di Fratelli d’Italia. Tuttavia, questo voto, che può apparire come un passo storico, rappresenta solo uno specchietto per le allodole.
Prima di tutto, la mozione non comporta alcuna misura concreta. Non prevede stanziamenti, non ha valore vincolante e non produrrà alcun effetto tangibile. Rappresenta un impegno puramente politico, privo di applicazioni pratiche, una presa di posizione che non cambia nulla per i lavoratori del territorio. Già la legge sul salario minimo non tiene conto della produttività, che varia sensibilmente da regione a regione e, in alcune aree del Paese, rimane purtroppo molto bassa. Figuriamoci che effetto possa produrre una semplice e banale mozione in Consiglio Provinciale.
Salta all’occhio il voto favorevole dei rappresentanti locali di Fratelli d’Italia, nonostante il partito, a livello nazionale, si opponga all’idea di un salario minimo per legge.
Resta il fatto che questa mozione è priva di sostanza reale e sembra più orientata a illudere l’elettorato che a generare cambiamenti concreti.
Per molti cittadini, il Consiglio provinciale dovrebbe piuttosto concentrarsi sulle proprie deleghe e sulle questioni effettivamente di competenza, invece di produrre atti che, pur simbolici, rischiano di distogliere l’attenzione dalle necessità reali del territorio.