La situazione in Palestina ha raggiunto un livello di insopportabilità che non può più essere ignorato. Gli attacchi israeliani, gli assedi, le operazioni militari su larga scala e le continue violazioni dei diritti umani stanno distruggendo la vita quotidiana dei palestinesi, sia a Gaza che in Cisgiordania. Questi eventi non sono episodi isolati ma fanno parte di una strategia più ampia che, secondo diversi osservatori, si configura come una forma di pulizia etnica volta a sradicare la popolazione palestinese dai suoi territori.
Attacchi e Vittime: La Crisi Umanitaria di Gaza e Cisgiordania
Nelle ultime ore, almeno 20 persone sono state uccise in un attacco israeliano a Nuseirat, una zona centrale di Gaza già devastata da continui bombardamenti. Nella stessa giornata, altre 20 persone sono morte sotto i bombardamenti israeliani nelle città di Khan Younis e Rafah nel sud della Striscia. La guerra di Israele a Gaza ha già causato la morte di oltre 40.691 persone e il ferimento di altre 94.060. La risposta israeliana agli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas, che hanno ucciso 1.139 persone in Israele, ha portato a una devastante escalation di violenza che continua senza sosta.
Il campo profughi di Nuseirat, uno dei bersagli principali degli attacchi, è stato fondato dopo la Nakba del 1948, la pulizia etnica che ha visto centinaia di migliaia di palestinesi espulsi dalle loro terre durante la creazione di Israele. Oggi, Nuseirat ospita oltre 85.409 rifugiati registrati con l’UNRWA, e da tempo è diventato il simbolo della resistenza ma anche della sofferenza dei palestinesi.
Negli ultimi mesi, il campo è stato teatro di numerosi raid israeliani. Il 18 ottobre, la grande Moschea di Nuseirat è stata quasi completamente distrutta, mentre il 17 marzo un raid aereo ha ucciso 36 membri della famiglia Tabatibi. Le incursioni continuano a colpire infrastrutture civili come scuole e moschee, causando decine di morti e feriti tra cui giornalisti e amministratori locali, come il sindaco Iyad al-Maghari, ucciso il 6 giugno durante un attacco aereo su una scuola gestita dalle Nazioni Unite.
Assedio di Jenin: L’espansione della Violenza in Cisgiordania
Mentre Gaza è sotto assedio, la situazione in Cisgiordania non è meno drammatica. A Jenin, le forze israeliane hanno lanciato un massiccio raid militare, distruggendo interi quartieri e lasciando i residenti senza cibo, acqua, elettricità e accesso a internet. L’operazione, tra le più intense degli ultimi decenni, ha visto centinaia di soldati israeliani, supportati da veicoli militari, scontrarsi con combattenti palestinesi, provocando morti e feriti.
“I piani di Israele prevedono l’annessione delle terre palestinesi, eliminando nel tempo la popolazione palestinese e attuando una pulizia etnica in Cisgiordania e a Gaza,” ha dichiarato Mohamad Elmasry (professore di media studies presso il Doha Institute for Graduate Studies) ad Al Jazeera. “Dal punto di vista di Israele, questo è il momento perfetto per andare in guerra con la Cisgiordania, perché la gente è in qualche modo distratta da ciò che sta accadendo a Gaza“, ha concluso Elmasry.
Mustafa Barghouti, segretario generale dell’Iniziativa Nazionale Palestinese, ha condannato questi raid come parte di una strategia mirata ad espandere il controllo israeliano sui territori occupati. Secondo Barghouti, il vero obiettivo di Israele è quello di “rompere ogni forma di resistenza al loro piano politico”, che prevede l’annessione della Cisgiordania, l’espansione degli insediamenti e la distruzione di ogni tipo di autorità palestinese.
Barghouti ha descritto queste azioni come una “guerra contro un popolo occupato,” in violazione del diritto internazionale, sottolineando un “cambiamento fascista” nell’approccio israeliano. L’assenza di una risposta decisa dalla comunità internazionale, in particolare dagli Stati Uniti, sembra aver incoraggiato Israele a intensificare la sua aggressione.
Detenzioni, Confische e Attacchi Mirati
Nel contesto di un’escalation continua, le forze israeliane hanno arrestato sei persone sospettate di essere coinvolte in attacchi nei pressi dell’insediamento israeliano di Gush Etzion, dopo l’esplosione di due autobombe. Contestualmente, in un raid parallelo a Jenin, sono stati confiscati decine di ordigni esplosivi. Questi eventi si inseriscono in una serie di operazioni mirate che continuano a mettere sotto assedio la popolazione palestinese.
Resistenza e Sport: La Richiesta di Sospendere Israele dalle Competizioni Internazionali
La crisi ha raggiunto anche il mondo dello sport: la Federazione Calcistica Palestinese ha chiesto alla FIFA di sospendere Israele dalle competizioni internazionali, accusandola di complicità nelle violazioni del diritto internazionale e discriminazione contro i giocatori arabi. La proposta cita la distruzione delle infrastrutture sportive e la morte di almeno 92 giocatori palestinesi nella guerra in corso.
Conclusioni: Un Appello alla Comunità Internazionale
La situazione in Palestina richiede un intervento urgente e deciso. Le azioni di Israele, che sempre più osservatori definiscono come atti di pulizia etnica, violano gravemente i diritti umani e rappresentano una minaccia non solo per la pace nella regione, ma per la dignità umana nel suo complesso. La comunità internazionale non può continuare a distogliere lo sguardo di fronte a tali atrocità. È necessario un intervento per fermare la violenza, proteggere i civili e lavorare verso una soluzione equa e sostenibile del conflitto.