Nel carcere di Velletri torna la normalità, dopo una domenica infernale
Circa la metà dei detenuti si è rivoltata contro le guardie carcerarie, sono stati bruciati, materassi e suppellettili, messe fuori uso le telecamere di sorveglianza, incendiate le bombolette del gas che sono state lamcciate all’indirizzo della polizia penitenziaria che ha cercato di fronteggiare questa protesta.
Una protesta nata d auna serie di problematiche, dalle restrizioni, al caldo, al sovraffollamento.
Ci sono volute le unità speciali della Polizia e della Polizia Penitenziaria, i vigili del Fuoco ed i Carabinieri per arginare la protesta che è rientrata intorno alla mezzanotte.
Da ieri la conta dei danni e anche le prese di posizione delle organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria, sia confederali che autonome, le quali hanno puntato il dito sulla necessità di implementare il personale, di adeguare e migliorare i servizi.
Nel solo carcere di Velletri, sono presenti 600 detenuti, sui 412 previsti, 200 agenti su un organico che dovrebbe essere di 300.
Problemi atavici, mai risolti come tra l’altro fa notare la FP Cgil al riguardo.
“Come denunciamo da anni, la carenza del personale, dimezzato in tutti gli istituti detentivi italiani, non garantisce la sicurezza e l’ordine all’interno delle carceri, provate anche dal sovraffollamento. A Velletri infatti ci sono 600 detenuti a fronte di 412 posti, e sono gestiti da meno di 200 unità, dove ne servirebbero il doppio.” recita un comunicato della Funzione Pubblica Cgil.
“La situazione nei penitenziari del distretto del Lazio è davvero allarmante: solo pochi giorni fa i detenuti di Rieti sono stati protagonisti di una simile protesta. Continuano ad aumentare le aggressioni nei confronti degli agenti e le persone detenute sono sempre più stremate dalle condizioni igienico-sanitarie a cui sono costretti.” Prosegue la nota sindacale.
“Chiediamo che si prendano urgenti provvedimenti, a partire dagli investimenti e nuove assunzioni, sulla formazione e sulle retribuzioni, nonché sull’attuazione di nuove procedure e protocolli che consentano alle lavoratrici e ai lavoratori di operare senza rischi e danni permanenti per la salute fisica e mentale.”
“È inaccettabile per uno stato fondato sul diritto che gli istituti penitenziari siano diventati luoghi sempre più disumani sia per coloro che sono detenuti, che per il personale che vi opera ad ogni titolo – dalla sicurezza al sanitario; come dimostrano anche i continui suicidi“