Dalla distruzione alla rinascita. Una bella iniziativa organizzata da Urban Art Lab, una associazione di giovani e giovani professionisti che, nell’ambito del progetto Rètina ha organizzato una mostra e un vernissage per presentare un lavoro urbanistico sulla città di Velletri.
Si tratta del recupero e della riqualificazione funzionale di 6 spazi della città, che andrebbero ripensati e riqualificati secondo anche le aspettative dei cittadini.
From disaster to rebirth questo il titolo della mostra presentata nell’area archeologica delle Stimmate a Velletri, visibile fino al 26 novembre è il secondo appuntamento legato al progetto Rètina Project, un progetto finanziato dal bando europeo Erasmus + KA154, che ha suggellato la fruttuosa collaborazione tra Urban Art Lab e Amaita Intercultura che si protrae già dal 2022.
Gli architetti a capo del progetto, Ilva Hoxhaj e Demetrio Mauro hanno individuato nel recupero e nella valorizzazione del centro storico un’opportunità per promuovere l’inclusione sociale, migliorare la vivibilità e stimolare lo sviluppo economico della città.
Il progetto sposa i recenti studi in materia urbanistica legati alla prospettiva di poter dare un
nuovo volto ai centri abitati contemporanei, in linea con le esigenze delle persone che lo popolano. Tutto il Rètina Project nasce come un’opera di riqualificazione territoriale attraverso la sperimentazione d’avanguardia, come sguardo rinnovato e innovatore.
La proposta presentata dai due giovanissimi architetti è quello di sviluppare un progetto integrato e innovativo per riqualificare parti di città che individuano 6 ambiti d’intervento, tra cui: Piazza Garibaldi, Piazza Cairoli, San Lorenzo, Piazza del Comune, San Martino e San Clemente. Questi luoghi, attualmente in stato di abbandono, rappresentano un’opportunità unica per creare dei nuovi poli socio-culturali che possano rivitalizzare la città e rafforzarne l’identità.
A salutare l’iniziativa la vicesindaca Chiara Ercoli che ha particolarmente apprezzato lo sforzo dei giovani architetti e di Urban Art Lab, esortandoli a proseguire e dando la disponibilità dell’amministrazione a sostenerli. Presenti inoltre tre architetti che hanno anche aiutato l’associazione a reperimento storico delle cartografie di Velletri. Gianfranco Quattrocchi, Agostino Lazzari e Maurizio Sollami dirigente dell’ufficio urbanistica del Comune.
La mostra parte dalla presentazione di Velletri ante seconda guerra mondiale, la sua cartografia. Nel secondo pannello, la cartografia di Velletri durante la seconda guerra mondiale, subito dopo la seconda guerra mondiale e la distruzione della città, nella terza tavola, la ricostruzione della città post bellico. Nella quarta tavola la situazione attuale e le criticità, nella quinta tavola le linee di riqualificazione della città relativamente alla percezione dei problemi urbanistici della città e nell’ultima le idee di riqualificazione dei sei contenitori cittadini.
Questo lavoro di preparazione sarà poi seguito da un workshop con gli studenti di architettura che presenteranno entro un anno delle proposte urbanistiche di riqualificazione e di vivibilità di questi sei spazi del centro storico cittadino.
Particolarmente interessanti le riflessioni dei tre architetti, Quattrocchi, Lazzari e Sollami, soprattutto per via del fatto che, in ruoli diversi, sono stati protagonisti dello sviluppo della città. Quattrocchi e Lazzari in quanto progettisti, Quattrocchi anche nel ruolo di amministratore pubblico del Comune, Sollami per il ruolo di dirigente comunale.
Quattrocchi ha sottolineato come il piano di recupero del centro storico si sia fermato allo studio preliminare fatto dall’architetto Lugli ormai 40 anni fa. Ha ripercorso le linee urbanistiche della ricostruzione evidenziando come in alcune aree del centro oggi completamente urbanizzate, in origine erano previsti belvederi e spazi verdi, che oggi non ci sono più, puntando il dito sulla ricostruzione fuori contesto architettonico della galleria Ginnetti che ha preso il posto del palazzo storico dei principi Ginnetti ricostruito in chiave post moderna senza legame con il contesto della piazza, definendolo un mostro architettonico.
Quattrocchi ha anche spiegato come il dualismo con la Soprintendenza e la nuova tendenza di spazi aggregatori come i centri commerciali abbiano prodotto di fatto lo svuotamento dei centri storici e dei riferimenti sociali che erano contenuti al loro interno.
L’architetto Lazzari ha fatto notare, invece, come l’unica cartografia sulla quale si rifà la narrazione urbanistica della città sia quella del 1931che di fatto è cristallizzato. L’architetto De Rossi e l’ing. Ercolani erano stati incaricati dal commissario alla ricostruzione ad effettuare una ricognizione della distruzione della città. Ne è uscito fuori che la città era solo per il 9% lievemente danneggiata, il che significa totalmente semidistrutta e come si sia persa una occasione unica per la sua ricostruzione e per il recupero di alcuni edifici storici.
E’ stata poi la volta dell’architetto Maurizio Sollami che ha fatto un intervento di respiro, a metà tra il dirigente, l’architetto e il cittadino. “Oggi chi parla di urbanistica o sono professionisti o politici per autoincensarsi” Ha esordito così Sollami. “Per questo motivo ritengo che questa iniziativa sia meritoria e ci spinge ad una riflessione su come dobbiamo ripensare il centro storico come spazio di vivibilità, una nuova cultura dell’abitare e di socializzazione”
“Oggi dovremmo pensare a cosa voglio, dove lo voglio e con chi voglio fare questo percorso, dobbiamo chiederci da dove veniamo e dove vogliamo andare. Vivere il centro storico significa avere spazi di aggregazione, di vivibilità urbana. Il lavoro dei ragazzi che parte dal basso ci dà questa opportunità e questa discussione deve diventare fonte di dibattito pubblico, dobbiamo alimentare questa discussione” Ha proseguito il dirigente comunale
“Parlare della città significa progettare il futuro, come cittadini, giovani, famiglie, anziani a seconda del proprio uso e farne una sintesi che permetta la realizzazione di queste aspettative. La città è congelata dal dopoguerra, è questa una debolezza? Lo studio Lugli proietta la città verso l’esterno e non con uno sviluppo che parte del suo interno, l’attenzione al centro storico è marginalizzata. Il prg del 1976 disegna la città, ma solo le abitazioni risultato fatte, la città dell’abitare dov’è?” Un vero j’accuse del dirigente comunale che ovviamente ha dovuto gestire in questi 40 anni di attività nel comune di Velletri le idee e le tensioni di urbanisti e politici che si sono susseguiti.
“Dopo quarant’anni finalmente la precedente amministrazione ha approvato il piano particolareggiato del centro storico e la nuova amministrazione che si è insediata ha colto l’importanza di questo lavoro e ne ha dato continuità adottandolo. Oggi proviamo a scongelare il centro storico con cambi di destinazione d’uso, con un lavoro sulla tutela dei fabbricati da quelli storici che vanno in conservazione assoluta, fino alla possibilità di demolire e ricostruire un intero fabbricato. Il tentativo è di ricostruire una città più aderente ai cittadini, arrivando a ridisegnare spazi pubblici, piazze, strade.” Ha concluso Maurizio Sollami
Un nuovo piano del centro storico che combina l’esigenza della conservazione e però crea un giusto mix con l’urbanistica moderna che ridisegna la città come luogo dell’abitare. In questo contesto l’iniziativa di Urban Lab Art si sposa in maniera simbiotica.
La giovane architetta Ilva Hoxhaj ha infatti affermato “Ci sono molti vuoti urbani se in abbandono e ci siamo chiesti come mai? Da qui è nato il nostro progetto che ha come focus alcuni luoghi della città che andrebbero ripensati. Il lavoro preliminare è stato quello di pensare ad una ricucitura urbana che sarà possibile solo dopo aver discusso su come sentiamo questa città. Mettere insieme la città antica e la città contemporanea”
Il giovane architetto Demetrio Mauro si è soffermato sulla necessità di pensare alla città come un luogo accogliente e di incontro, ripensato secondo le esigenze dell’abitare attuali, ringraziando sia l’amministrazione comunale che la direttrice del Museo che ha creduto in questa iniziativa affidando gli spazi dell’area delle Stimmate e gli architetti che con il loro contributo hanno aiutato lo sviluppo di questa idea, che vedrà la sua concretizzazione con gli elaborati che saranno presentati entro un anno dai giovani architetti universitari.