75 società scientifiche hanno lanciato un appello urgente per una riforma strutturale del sistema sanitario italiano, minacciato da tagli ai posti letto, fuga di medici e finanziamenti insufficienti. Durante l’emergenza Covid, sono stati eliminati 32.508 posti letto, riducendoli da 257.977 nel 2020 a 225.469 nel 2022. La situazione è aggravata dalla mancanza di personale qualificato, con il 56% dei medici oltre i 55 anni e la fuga di giovani professionisti formati a spese dello Stato.
Le società scientifiche evidenziano che l’Italia occupa il 22° posto nella graduatoria europea per il numero di posti letto. La media italiana è di 314 posti letto di degenza ordinaria per 100mila abitanti, rispetto alla media europea di 550, e di 8-10 posti letto di terapia intensiva per 100mila abitanti, contro i 30 della Germania e i più di 20 della Francia. Nonostante ciò, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) prevede di destinare solo l’8,3% dei fondi alla Sanità, con la maggior parte dedicata al potenziamento dell’assistenza territoriale e all’avvio di strutture come le Case e gli Ospedali di comunità. Tuttavia, la carenza di personale medico e infermieristico rende difficile realizzare queste strutture.
11.000 medici hanno lasciato le strutture pubbliche tra il 2019 e il 2022, e 29.000 medici e 21.000 infermieri andranno in pensione entro il 2025. Le società chiedono un passaggio da un sistema a numero chiuso a uno programmato, aumenti retributivi e l’inserimento di nuove figure professionali, come infermieri di ricerca e esperti di Intelligenza Artificiale.
La crisi del sistema sanitario italiano è sistemica e pone in pericolo l’accesso equo alle cure. È essenziale un investimento adeguato e una programmazione efficace per garantire un servizio sanitario universale e di qualità.
Articolo in collaborazione con Ore12