E’ una bomba che esplode in piena campagna elettorale ad una settima dal voto, la notizia della lettera che l’avvocato di Frederic Baldan responsabile del Pfizergate, ha indirizzato a tutti i 27 leader dell’Unione Europea e a Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo (Ppe) di Ursula von der Leyen.
La sua lettera è stata protocollata il 29 maggio presso il Consiglio europeo. A darne notizia Euronews che ha preso visione della lettera.
L’avvocato ha chiesto ai leader “di deferire la questione alla Corte di giustizia affinché ordini le dimissioni obbligatorie e la decadenza dei diritti pensionistici non solo della signora von der Leyen ma anche di tutti i commissari europei che compongono la sua Commissione”.
Ha inoltre chiesto “al Partito popolare europeo di ritirare la candidatura della signora von der Leyen alla carica di Presidente della Commissione europea” e di “vietare a chiunque di presentare la candidatura della signora von der Leyen alla carica di Presidente della Commissione europea o a qualsiasi altra carica all’interno delle istituzioni europee finché è oggetto di un procedimento penale”
Un vero terremoto che sta scuotendo il Belgio e soprattutto anima la campagna elettorale per le elezioni europee, che diversamente dall’Italia, nel resto dell’Europa è molto sentita.
Di tutto ciò nessun organo di informazione italiano ha commentato la notizia e le informazioni si fermano alla richiesta di rinvio del processo a dicembre.
L’avvocato ha basato la sua richiesta sull’articolo 245 (azione incompatibile con le proprie funzioni) e sull’articolo 247 (colpa grave) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
Come si sa la vicenda riguarda la divulgazione di telefonate e messaggi di testo scambiati tra la Presidente della Commissione e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, attraverso i quali entrambe le parti hanno negoziato i contratti per i vaccini durante la pandemia da Covid-19.
La storia in pillole.
Della vicenda si è occupato il New York Time nell’aprile 2021, pubblicando la storia del “Pfizergate”, rivelando che la von der Leyen aveva negoziato un contratto per 1,8 miliardi di dosi di vaccino COVID-19 durante la pandemia con l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla tramite messaggi sul cellulare, tuttora non divulgati.
Nel giugno 2022, il Mediatore europeo ha concluso che la negoziazione del contratto è stata un caso di “cattiva amministrazione”.
Nel febbraio 2023 il New York Times ha deferito il caso in corso alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE).
Nell’aprile 2023, Frédéric Baldan, lobbista belga specializzato in relazioni commerciali Cina-UE, ha presentato una denuncia contro la von der Leyen presso un giudice di Liegi, accusandola di usurpazione di funzioni e titoli, distruzione di documenti pubblici, assunzione illecita di interessi e corruzione.
Successivamente, i governi di Ungheria e Polonia si sono uniti al processo.
La denuncia riguardava la negoziazione da parte della von der Leyen e dell’amministratore delegato di Pfizer via SMS del terzo contratto di acquisto di vaccini nel maggio 2021.
Il lobbista belga ha sostenuto che il modo in cui si sono svolte le discussioni abbia danneggiato le finanze pubbliche del suo Paese e la fiducia nelle istituzioni dell’UE.
La situazione ad oggi
Parlando in una conferenza stampa con il suo avvocato sabato scorso, 18 maggio, Baldan ha aggiunto che la von der Leyen non ha rispettato il codice di condotta dei Commissari europei e che quindi la sua immunità avrebbe dovuto essere revocata. “Tuttavia, la signora è ancora in carica ed è in corsa per un secondo mandato.” Sostiene l’avvocato di Baldan.
La von der Leyen ha continuato a “rifiutarsi ostinatamente di rivelare i contratti per l’acquisto dei vaccini Covid […] e i messaggi elettronici che ha scambiato con il signor Bourla, amministratore delegato di Pfizer”, ma per l’avvocato di Baldan le sue azioni hanno offeso “la morale pubblica” e “infrangono la legittima fiducia che i cittadini dovrebbero poter avere in tutti i membri della Commissione europea”.
“È evidente che la signora von der Leyen e i membri della sua Commissione non sono più in grado di svolgere le loro funzioni”, si legge nella nota, secondo cui ciò “viola il principio di buona amministrazione previsto dall’articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali”.
“Questa situazione deve essere risolta con urgenza”, prosegue la lettera.
Da qui la decisione di protocollare la lettera presso il Consiglio Europeo, recepita lo scorso 29 maggio e resa pubblica in queste ore.
Baldan ha anche contestato il coinvolgimento dell’Ufficio del Procuratore dell’Ue (Eppo) che ha chiesto di occuparsi del caso dal momento che, secondo il diritto europeo, l’organismo è destinato a indagare, perseguire e portare a giudizio gli autori di reati che danneggiano il bilancio dell’Ue.
Secondo Baldan l’obiettivo della mossa dell’Eppo era quello di “dichiarare nulle tutte le parti civili, in questo caso, e quindi annullare l’intera indagine”, aggiungendo che l’ufficio potrebbe non avere più i fondi necessari per completare le sue indagini entro la fine del 2024.
Al momento la Commissione europea non ha rilasciato nessun commento a questa nuova iniziativa dell’avvocato di Baldan.
Quali saranno le ripercussioni di questa vicenda in questa ultima settimana di campagna elettorale? Cosa risponderà la Von Der Leyen e il PPE nell’occhio del ciclone.
Obiettivamente una vicenda del genere, potrebbe portare uno scostamento del consenso e modificare l’esito del voto di queste elezioni.
La battaglia dell’eurodeputato Botenga
L’eurodeputato belga Botenga ha denunciato le modalità di visione dei contratti sui vaccini stipulati dall’Unione Europea. Infatti tali contratti sono stati visionati dai membri della commissione competente, solo per 30 minuti, senza poter fotografare o registrare, neanche parzialmente, i documenti. Gli eurodeputati furono perquisiti prima dell’ingresso nella “black room”, dove avrebbero dovuto prendere visione dei contratti. Parliamo di atti molto complessi che necessitavano di approfondimento. La von der Leyen respinse le accuse, ma lo stesso Botenga incalzò la Presidente della Commissione chiedendo conto di messaggi whatsapp tra lei e le case farmaceutiche. Una modalità che lascia aperti dubbi sulla gestione dell’acquisizione dei vaccini e che fa comprendere come su questioni fondamentali per la salute dei cittadini non c’è stata la benché minima trasparenza di gestione. Parliamo di impegni economici imponenti, con case farmaceutiche che hanno avuto utili da capogiro mentre l’economia mondiale era in ginocchio. I messaggi tra von der Leyen e le case farmaceutiche risultarono essere stati cancellati senza nessuna spiegazione sui contenuti degli stessi.