È un tema caldo quello della shrinkflation: quello strano fenomeno per cui il contenuto delle confezioni diminuisce, ma il prezzo, nella migliore delle ipotesi, rimane invariato, quando addirittura non aumenta.
Mr. Prezzi ha indetto, la Commissione di allerta rapida su questo argomento, convocando aziende e consumatori per discutere le soluzioni ottimali per risolverlo (in attesa di verificare l’efficacia di quelle individuate dal DDL concorrenza).
Le Associazioni dei consumatori del CNCU hanno incaricato Adoc, Assoutenti e Federconsumatori di rappresentarle alla Commissione di allerta rapida, convocata oggi da Mr Prezzi per affrontare il tema della shrinkflation.
Un fenomeno insopportabile, ingannevole ed aggressivo, specialmente con riferimento ai prodotti alimentari e ad elevata frequenza di acquisto.
Pur apprezzando la volontà di individuare soluzioni a questo fenomeno sempre più diffuso, già manifestata con le “Disposizioni in materia di riporzionamento dei prodotti preconfezionati” introdotte nel DDL Concorrenza, è evidente che esistano ancora tante lacune e criticità, che abbiamo sottoposto al garante dei prezzi.
La prima riguarda proprio la formulazione della norma, che si limita a disciplinare il fenomeno della shrinkflation quando è messa in atto con un confezionamento del tutto inalterato.
Ma non sempre è così: in questo caso sarebbe sufficiente l’introduzione di un nuovo formato, solo leggermente diverso dal precedente, per aggirare l’obbligo. Si tratta, quindi, di una evidente lacuna da colmare.
Inoltre, il prezzo non sempre è noto al momento del confezionamento, anzi può subire delle alterazioni nella fase di distribuzione e di vendita: occorre evitare che delle scontistiche temporanee mascherino delle riduzioni di quantità a monte.
Anche relativamente alle tempistiche previste dal DDL Concorrenza vi sono alcuni dubbi: la norma rileva l’obbligo di indicare la dicitura: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità” per un periodo di sei mesi a decorrere dalla data di immissione in commercio del prodotto interessato.
La formulazione è piuttosto ampia, dovrebbe essere circoscritta all’immissione in commercio del prodotto in quel determinato formato, per un periodo più ampio di sei mesi.
Per rendere la norma veramente efficace e utile a combattere le speculazioni, oltre ai correttivi indicati, è necessario:
• Introdurre l’obbligo per i produttori di mettere in evidenza la quantità di prodotto contenuto, destinando a ciò almeno il 15% della grafica presente sulla parte frontale (o la più evidente) del packaging.
• Prevedere che la violazione o l’elusione di tale obbligo, nonché ogni pratica commerciale che possa trarre in inganno il consumatore sulle quantità di prodotto acquistate mediante accorgimenti sul confezionamento dei prodotti, sia una pratica commerciale scorretta o ingannevole, inserendo la stessa nell’elenco delle infrazioni previste dal Codice del Consumo, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di vigilanza dell’AGCM.
• Disporre un opportuno sistema di vigilanza, per monitorare l’incidenza del fenomeno sulla spesa delle famiglie e per verificare la corretta applicazione delle norme, prevedendo opportune sanzioni per chi non rispetta le misure vigenti.
Ma quali sono i prodotti più colpiti? Dalla pasta alle patatine, dalla birra ai prodotti per la casa, quasi nessun settore sembra esente dal fenomeno. Nemmeno i prodotti tipici delle festività natalizie si salvano da questa dinamica.
L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori e la Fondazione Isscon hanno rilevato i principali prodotti interessati dalla shrinkflation, prendendo in esame gli ultimi due anni e mettendo a confronto riduzione di quantità e variazione di prezzo (rispetto al 2022), sia per i prodotti di uso quotidiano, sia con un focus relativo alle festività natalizie.
Tra i prodotti di Natale, il dolce tipo panettone al cioccolato di un noto marchio ha subito l’incremento di prezzo più eclatante (pari al +30,82%), con una contestuale riduzione del prodotto del -11,76%.
Tra i prodotti di uso quotidiano, un determinato marchio di bagnoschiuma ha registrato il calo di quantità più evidente, pari al -16,67%, a fronte di un aumento di prezzo del +6,71%.
Noti detersivi per piatti e ammorbidenti hanno visto ridurre le quantità del -5,56% e del -12,50%, con un aumento di prezzo, rispettivamente, del +50,31% e del +78,85%.
I detersivi si rivelano tra i prodotti più colpiti dalla shrinkflation, specialmente in occasione delle offerte. Capita spesso, infatti, che vengano messi in vendita formati scorta che sembrano essere molto convenienti. Sembra, appunto.
A causa della shrinkflation, acquistando il multipack abbiamo l’impressione di risparmiare molto di più di quanto in realtà non accada: riducendo le quantità dei prodotti inseriti in pacchi “maxi promo”, infatti, l’offerta potrebbe essere meno vantaggiosa di quanto crediamo.