Cade l’associazione a delinquere, mentre 10 indagati vengono prosciolti. “Siamo molto soddisfatti della sentenza” commenta la difesa di Parnasi
Nove colpevoli, tra cui l’ex sindaco di Marino Adriano Palozzi, e dieci prosciolti: così si è pronunciato in primo grado l’VIII sezione del Tribunale di Roma in merito all’indagine sul progetto del nuovo impianto sportivo della Roma a Tor di Valle.
Un progetto rimasto solo sulla carta e che ha coinvolto diverse personalità di spicco della scena politica e imprenditoriale della Capitale. La sentenza è giunta nel tardo pomeriggio di venerdì 5 aprile.
I coinvolti
Tra gli individui coinvolti, nove sono stati dichiarati colpevoli mentre una decina è stata prosciolta. Tra coloro condannati si annoverano l’ex presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione.
Accanto a lui, l’avvocato Camillo Mezzacapo, condannato a 9 anni di prigione, mentre l’avvocato Luca Lanzalone (nonché ex manager Acea e consulente M5S) a 3 anni. Due anni di carcere, invece, per l’imprenditore Luca Parnasi che ha optato per un processo abbreviato.
Condannato a un anno il parlamentare della Lega, Giulio Centemero. Sei anni e 8 mesi per Gianluca Bardelli. L‘ex Sindaco di Marino, Adriano Palozzi, è stato invece condannato a 1 anno e 10 mesi (rispetto ai 5 richiesti dall’accusa). Giuseppe Statuto, infine, è stato condannato a 1 anno e 6 mesi.
Tra gli assolti figurano invece Francesco Bonifazi, ex cassiere del PD, l’ex assessore della Regione Lazio Michele Civita e Davide Bordoni, ex consigliere capitolino oggi nel direttivo della Lega.
Stessa sorte per l’ex soprintendente Francesco Prosperetti. Assolti anche gli altri imputati Fabio Serini, Gianluca Talone, Domenico Petrolo, Fortunato Pititto, Claudio Santini, Giampaolo Gola, Paolo Desideri, Vanessa Aznar e Nabor Zaffiri.
L’indagine “Risorgimento”
Il terremoto giudiziario ha preso avvio nel giugno 2018 in seguito all’indagine “Risorgimento” sul nuovo stadio della AS Roma a Tor di Valle. A condurre l’investigazione i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma.
Durante la fase di requisitoria, i pubblici ministeri Giulia Guccione e Luigia Spinelli avevano chiesto condanne di diversa entità. I principali reati contestati riguardavano condanne per corruzione, traffico di influenze, finanziamento illecito, associazione a delinquere. Il giudice delle indagini preliminari parlò allora di “corruzione sistemica e pulviscolare”.
L’area della provincia di Roma è stata scossa proprio dal coinvolgimento nella vicenda, tra gli altri, dell’ex sindaco di Marino, Adriano Palozzi. All’epoca dei fatti Palozzi era vicepresidente del Consiglio Regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia.
Dalle indagini e dal dibattimento, per l’accusa “è emerso in modo chiaro l’esistenza di un ‘sistema Parnasi’ che per favorire le proprie attività si serviva di schemi corruttivi gravi, attraverso favori ai politici locali, di tutti i partiti, come metodo per fare impresa”.
Parnasi, sostiene l’accusa, avrebbe cercato di pilotare le procedure amministrative legate al piano per l’impianto, con l’approvazione nell’ambito della conferenza dei servizi.
Il ‘sistema Parnasi’, come sostenuto dall’accusa, aveva in Lanzalone un referente di spicco, svolgendo attività illecita anche in quanto consulente di fatto per il M5s nella trattativa.
Le reazioni
“Siamo molto soddisfatti della sentenza, abbiamo fatto una grande battaglia processuale, sono state riconosciute gran parte delle questioni che avevamo posto. Ci hanno riconosciuto l’attenuante della collaborazione, le generiche. Siamo contenti anche della derubricazione tra corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione per l’esercizio della funzione“.
Così ha commentato l’avvocato Emilio Ricci, difensore insieme ai colleghi Giorgio Tamburini e Fabrizio Merluzzi, dell’imprenditore Luca Parnasi, dopo la sentenza.
“Ci hanno assolti dall’associazione per delinquere che era il reato che faceva più pressione anche sulla persona di Luca Parnasi, quindi non possiamo che essere contenti e sodisfatti. Leggeremo la sentenza e comunque la appelleremo” aggiunge.