Mancano meno di 24 ore allo sciopero nazionale Stellantis indetto Fim, Fiom, Uilm, le organizzazioni di categoria, con manifestazione a Roma.
Dai territori cresce il fermento. Dal Piemonte alla Basilicata, i lavoratori si stanno organizzando per essere presenti alla manifestazione che porterà in piazza migliaia di lavoratori. C’è grande apprensione e preoccupazione negli stabilimenti del gruppo e in quelli dell’indotto. La crisi sta mettendo in ginocchio il gruppo e gettando nel baratro le aziende dell’indotto.
Gli ammortizzatori sociali potrebbero non bastare e all’orizzonte prossimo c’è il rischio concreto di una sequela di licenziamenti senza precedenti.
I sindaci sono in apprensione, soprattutto quelli dell’area ciociara, perché Stellantis e il suo indotto sono la parte trainante dell’economia dei comuni del basso Lazio ed eventuali licenziamenti o una crisi ancor più prolungata rischia di creare un vero e proprio allarme sociale difficile da gestire.
Tavares lo ha detto senza troppi giri di parole “I licenziamenti potrebbero essere una strada da percorrere e non sono da escludere“. La situazione è difficile, anche perché non c’è una strategia in grado di cambiare, nel breve termine questa tendenza.
Dallo stabilimento di Piedimonte San Germano i lavoratori sono da una parte preoccupati e dall’altra impauriti, ma anche arrabbiati per gli investimenti sbagliati, per i tanti soldi spesi per linee di produzione che non sono mai decollate.
Addirittura, a sentire alcuni di loro, l’azienda adesso sta facendo attenzione a tutto. Dallo smaltimento dei cartoni al recupero dei tavoli e alla rivendita del ferro. Come se recuperare qualche centinaio di euro dalla vendita di questi scarti fosse la panacea di questi problemi, che nascono da lontano e sono figli di scelte poco oculate.
La spinta forte sull’elettrico è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le macchine non si vendono e sono pure particolarmente costose. Impossibile oggi, per un semplice cittadino, affrontare una spesa del genere, incentivi governativi permettendo.
Ma in attesa dello sciopero nazionale, negli stabilimenti sono partiti scioperi spontanei a sostegno delle aziende dell’indotto che soffrono ancora di questa crisi.
Nella capitale sono attese decina di migliaia di lavoratori che arriveranno con treni e pullman. Dalla Ciociaria sono attesi oltre 20 pullman, da Pomigliano sono attese 6000 persone.
Anche i sindacati autonomi hanno proclamato 8 ore di sciopero. Sono attesi in piazza anche i sindaci dei comprensori e delle città nelle quali sono presenti gli stabilimenti. Uno sciopero che non deve essere uno sfogatoio della rabbia dei lavoratori, ma un punto di partenza per una vertenza che rimetta al centro la produzione e il lavoro.
Per riuscire in questo obiettivo servirà un piano industriale credibile e una politica nazionale credibile, in grado di sostenere un piano di sostegno al reddito dei lavoratori e aiuti l’azienda a ritrovare il giusto spazio nel mondo automotive italiano e internazionale.