L’Unione europea continua a sostenere l’Ucraina, questo il messaggio che l’Unione Europea, manda a Putin, ma indirettamente anche a Donald Trump. Per raggiungere questo obiettivo, l’UE intende stanziare per Kiev 50 miliardi di euro, aumentare le spedizioni di armi, imporre nuove sanzioni alla Russia e sbloccare i profitti dai beni russi congelati per sostenere la ricostruzione dell’Ucraina.
Ma cresce anche la pressione dei Paesi europei su Washington, che fatica a sbloccare i suoi fondi e trovare un accordo sul proprio sostegno finanziario per l’Ucraina evitando il rischio che con l’eventuale elezione di Trump alla Casa Bianca, l’Europa possa venir lasciata sola a sostenere l’Ucraina.
L’incognita Orban
I leader europeo sperano anche che il primo ministro ungherese Viktor Orbán rinunci alla sua opposizione al pacchetto di aiuti all’Ucraina – una misura che tecnicamente necessita dell’accordo di tutti i 27 governi dell’UE, Ma il presidente ungherese non crede alla soluzione militare al conflitto in Ucraina, anzi, secondo lui , l’invio di altro denaro e armi a Kiev non farà altro che intensificare il conflitto.
I 26 leader per superare l’ostacolo Orban hanno elaborato un piano B decidendo che sia il bilancio a lungo termine dell’UE a prevedere il pacchetto di aiuti per l’Ucraina, in sostanza spalmandolo negli anni, una soluzione tutt’altro che ideale e che può venire interpretata come un segno di debolezza nei confronti di Mosca.
Gli attriti per l’Ucraina
Certo, con questa soluzione Orbán potrebbe non rimanere isolato a lungo, ma i i sondaggi prevedono un aumento del sostegno ai partiti euroscettici nelle elezioni europee di giugno, il che potrebbe rendere il Parlamento europeo più favorevole alla Russia.
Sul piatto c’è anche la richiesta dell’Ucraina di utilizzare i beni congelati della Russia per la ricostruzione (che non è detto che poi finiscano in armi) , ma finora i paesi dell’UE hanno accettato solo di trasferire i profitti di quei dei beni su un conto separato., mentre gli stati Uniti, che detengono una minima parte di quei beni mentre in pancia all’Europa ne stanno 300 miliardi, spingono per la confisca non solo dei profitti, ma dei anche i beni.
Oggi a Bruxelles si decideranno anche le nuove sanzioni contro Mosca, ma esperti e diplomatici minimizzano ogni possibilità di adottare misure efficaci pochi dopo aver sanzionato anche i diamanti russi restano ben poche aree da colpire.
Il limite delle armi UE
La guerra in Ucraina ha anche messo a nudo le limitate capacità di produzione di armi dell’UE dopo decenni di investimenti insufficienti. La prospettiva di un ritorno di Trump, notoriamente “isolazionista” nei confronti dell’Europa, impone scelte e investimenti militari che ben pochi Paesi UE (l’Italia in primis) sono in grado di effettuare senza scelte di bilancio penalizzanti per il welfare scontentando molti elettori.
Altro rischio è che The Donald possa scavalcare l’Europa e trattare direttamente con Putin considerando la sua recente promessa di concludere un “accordo di pace” con VladimirPutin proprioscavalcando l’Ucraina e l’UE.
Oggi i leader europei dovrebbero anche discutere degli aiuti militari all’Ucraina attingendo allo “Strumento europeo per la pace” (sic)– il fondo di cassa fuori bilancio utilizzato per rimborsare i capitali per la consegna di armi all’Ucraina, ma anche su questo aspetto non vi è unanimità fra tutte le capitali della UNIONE.
L’idea attuale
L’idea è quella di firmare il prima possibile un’integrazione di 5 miliardi e di procedere verso l’acquisto congiunto europeo di armi, ma non è detto che tutte le capitali europee approvino questa scelta.
Alla fine dell’incontro e aggirato l’ostacolo Orban, verrà emesso un comunicato sicuramente trionfale, battagliero e unanime, ma l’ombra delle elezioni americane continuerà ad aleggiare per quasi tutto questo 2024, magari facendo passare l’idea di Zelensky che l’Ucraina vincerà la guerra, forse non quest’anno ma sicuramente nel 2025.