Il sentiero CAI 515 permette di vedere importanti siti archeologici e, soprattutto, di godere lo spettacolo affascinante delle coste del Lago di Nemi.
Il terreno circostante del bacino lacustre è intensamente coltivato, in quanto il particolare microclima della valle ha sempre favorito le colture di fiori, frutta e ortaggi e, lungo le sue rive, si possono osservare estesi canneti formati dalle cannucce di palude, e parecchi esemplari di pioppi e di salici.
Caratteristica di queste rive è la presenza, come per il Lago Albano, dell’ontano nero. Questo tipo di pianta, utilizzata per il consolidamento di pendici franose, viene utilizzata in edilizia per costruzioni in terreni sommersi, mentre la sua corteccia viene utilizzata in medicina per far diminuire la temperatura corporea e come succedaneo del chinino.

Il lago ospita durante il periodo invernale numerosi gruppi di uccelli acquatici costituiti da folaghe, svassi maggiori, cormorani e da anatre tuffatrici, tra cui le morette e i moriglioni.
Il nostro percorso intorno al lago ha come punto di partenza e di termine il parcheggio antistante il Museo delle Navi Romane. Â

Oggi all’interno del museo, ancora di estremo interesse per la documentazione della tecnica navale romana e per i numerosi pezzi archeologici che conserva, è possibile ammirare dei modelli in scala 1:5 delle navi romane e gli elementi delle navi salvati dall’incendio.
Le due navi di Caligola, realizzate tra gli anni 39 e 41, erano dotate di piattaforme di legno che ruotavano su cuscinetti di rulli in bronzo, utilizzate per sollevare grossi pesi e per effettuare manovre.
Un sistema che anticipava di duemila anni l’invenzione dei cuscinetti a sfera. Le navi erano lunghe oltre settanta metri, troppo grandi per navigare nelle acque di un lago così piccolo, e sul ponte erano state edificate costruzioni imponenti, probabilmente per organizzare feste e ricevimenti. Le navi furono affondate alla morte dell’imperatore per cancellarne la memoria e furono recuperate nel 1932, prosciugando una parte del lago di Nemi, per quella che è considerata, ancora oggi, una delle scoperte più incredibili dell’archeologia moderna.
Dopo aver visitato il museo, si percorre, in senso orario, un breve tratto di strada asfaltata sino a raggiungere una svolta a destra dove c’è un piccolo parcheggio. Da qui si sale lungo uno stretto viottolo sterrato, deviando quasi subito a sinistra sul sentiero che conduce al santuario di Diana.
Il primo edificio sacro dedicato a Diana sulle coste del lago di Nemi, con struttura in legno e rivestimento in terracotta, risale al IV secolo a.C. Ogni anno, il 13 agosto, durante le Idus Nemorensis, le donne latine, inghirlandate e con una torcia accesa, le cui preghiere erano state esaudite, si recavano al luogo di culto per sciogliere il voto.
A testimonianza di questo rito sacro sono state rinvenute all’interno dell’edificio sacro alcune statuette di bronzo che raffigurano Diana che regge una torcia con la mano destra alzata. L’area del santuario è chiusa e, quindi, la visita all’interno si può fare soltanto partecipando a visite guidate.
Tornando al piccolo parcheggio, il percorso prosegue sempre in senso orario e si arriva in località le Mole, il cui nome deriva dalla presenza di mulini fin dal XVI secolo. In questa zona sono visibili alcune grotte utilizzate come necropoli in età arcaica e successivamente rioccupate nel V-VI secolo d.C., scavando nel pavimento tombe con copertura a cappuccina.

Da queste grotte, accessibili dalla strada che arriva all’interno dell’abitato di Nemi, parte un sentiero che conduce al romitorio di S. Michele Arcangelo, anch’esso ricavato all’interno di una grotta.
Da qui si torna sulla strada asfaltata e la si percorre, sempre in senso orario. In questa zona, tra maggio e luglio, è possibile assistere alla fioritura spontanea della ginestra odorosa dal colore giallo brillante. Arrivati alla strada in salita che conduce a Genzano, la si percorre per un breve tratto e poi si gira a destra prendendo un viottolo tra i campi coltivati e la riva del lago. Qui è possibile osservare i resti di un tratto di banchina che veniva utilizzato per l’attracco delle barche.

Seguendo il sentiero, abbastanza lungo ma non impegnativo, si arriva all’imbocco dell’emissario, costruito nel V secolo a.C. per regolare il livello del lago. Questo emissario può essere percorso partecipando alle escursioni organizzate dall’ente Parco, avendo così la possibilità di intraprendere un viaggio nel cuore della montagna, seguendo un percorso millenario ricco di storia.

In questa zona sono stati rinvenuti i resti della Villa di Caligola costruita sulle strutture di un’altra villa, forse appartenuta a Giulio Cesare, non visitabili in quanto all’interno di una proprietà privata.
Da qui si continua lungo il sentiero finché si arriva alla strada carrabile che si percorre in discesa tornando così al nostro punto di partenza presso il parcheggio del Museo delle Navi Romane.