La salita verso la vetta del Maschio d’Ariano è uno dei percorsi più affascinanti dei Castelli Romani.
La nostra camminata inizia dal Circolo Ippico del Vivaro e, attraversata la strada provinciale via del Vivaro, dopo la sbarra si gira a sinistra, percorrendo il sentiero CAI 520.

Dopo circa 15 minuti di cammino s’incontra un altro bivio e, girando a destra, si prende il sentiero CAI 518 e inizia l’ascesa verso il Maschio d’Ariano (quota 891 metri). Il percorso, anche se è in salita, non presenta difficoltà, sino ad arrivare a una curva a destra, da dove inizia un tratto poco più impegnativo.

Tenendosi sempre sulla sinistra, si arriva, dopo un tratto in falso piano, a un punto dove un cartello indica il sentiero finale verso la cima, che si raggiunge dopo circa 15 minuti di cammino.
Nel bosco che si attraversa a diversi livelli di altitudine, s’incontrano, praticamente, tutte le specie arboree che in passato ricoprivano la zona dei Castelli Romani e, nei mesi primaverili, è possibile assistere alle splendide fioriture dell’anemone dell’Appennino, del bucaneve, di narcisi del poeta e di asfodeli montani. Inoltre in questa zona ci sono le più belle orchidee dei Colli Albani.
La zona è sicuramente una tra le più belle ed interessanti dei Colli Albani. Oltre all’importanza geologica e naturalistica, si tratta di un sito archeologico ricco di testimonianze di epoche storiche diverse.
Tombe preistoriche, resti di tempi di età arcaica, cisterne romane ed i ruderi medievali del castello sono lì a segnalare l’importanza che ha avuto il Monte Algido nei secoli passati.
Il punto panoramico sulla sommità del Maschio d’Ariano fornisce uno spettacolo incredibile. Verso nord, troviamo Monte Fiore, Monte Ceraso, Rocca Priora e più in fondo il Monte Tuscolo e Monte Salomone; verso ovest, in basso, si osservano i Pratoni del Vivaro con il Centro Equestre del CONI e, subito dietro, il Maschio delle Faete e Colle Iano; a sud, la piana di Velletri sino a Cori e, nei giorni di tramontana, la vista si perde sino alle Isole Pontine; ad est, con la piana di Valmontone e gli altipiani di Arcinazzo e infine verso sud-est i Monti Lepini.
Guardando lo spettacolo sotto i nostri piedi, risulta evidente l’importanza strategica che ha avuto nei secoli il Maschio d’Ariano che permetteva ai proprietari dedella roccaforte di dominare una vastissima zona attraversata da un lato dalla via Appia e dall’altro dalla via Latina.

Fu così che alla caduta dell’Impero Romano fu oggetto di aspre lotte tra le nobili famiglie romane per il suo possesso, tanto che nel conclave che si tenne a Viterbo nel 1269 la rocca di Lariano fu definita praetiosa per la Chiesa e quindi intoccabile e inalienabile.

Poi nel XV secolo, quando era di proprietà dei Colonna, fu attaccata dall’esercito pontificio ma resistette agli attacchi, nonostante che il pontefice avesse inviato ben quattromila fanti ad assediare la fortezza.
L’assedio durava già da molti mesi, quando il papa chiese aiuto all’esercito veliterno, molto temuto all’interno dello Stato pontificio perché formato da soldati agguerriti e ben addestrati. La città di Velletri inviò 500 fanti e 250 balestrieri a sostegno delle truppe pontificie e così, nell’ottobre del 1436, i soldati colonnesi capitolarono e il castello di Lariano fu saccheggiato, incendiato e raso al suolo, mentre il territorio circostante fu donato da papa Eugenio IV alla municipalità di Velletri.

Del castello, in parte scavato nella roccia e in parte costruito, rimane oggi un insieme di rovine, in blocchi quadrati di tufo, delle due cerchie murarie, mentre sul lato a valle del versante occidentale si trovano i ruderi della chiesa di San Silvestro.
La discesa dal Maschio d’Ariano si effettua seguendo il sentiero CAI 520. Raggiunto di nuovo il bivio per Passo del Lupo, si prosegue dritti su uno stretto stradello e si giunge sul retro del castello dove vi sono altri ambienti, in parte costruiti e in parte scavati, oltre a una cisterna romana che ha subito restauri in epoca medievale.

Sempre scendendo attraverso un sentiero, particolarmente ripido e sdrucciolevole, troviamo alcuni sepolcri rupestri e un canyon spettacolare, scavato nella roccia dall’erosione dell’acqua piovana (forra).
Da qui si arriva immediatamente sulla carrareccia che proviene da Acqua Donzella; voltiamo a destra e arriviamo nella Valletta del Lupo. Risaliamo sulla destra fino a Passo del Lupo e da qui voltiamo a sinistra e percorriamo per circa 2 chilometri il sentiero in discesa sino ad arrivare a un bivio. Qui giriamo a destra (seguendo invece il sentiero arriveremmo al Maschio dell’Artemisio) e seguendo il sentiero CAI 519 si torna al punto di partenza.