Gli attacchi di Israele in Medio Oriente stanno esacerbando un conflitto già estremamente teso. L’uso di strumenti di comunicazione civile, come cercapersone e walkie-talkie, come armi per colpire in Libano ha dimostrato la natura altamente studiata di queste azioni, che sembrano mirate ad umiliare Hezbollah.
Tuttavia, contrariamente a quanto affermato da Israele, non si tratta di attacchi “chirurgici” ma di operazioni con un rischio elevato per la popolazione civile. I numeri parlano chiaro: migliaia di feriti nel primo attacco e centinaia nel secondo. Questa tattica di guerra rende il conflitto sempre più sporco, alimentando la tensione, colpendo civili inermi e spingendo la regione verso una situazione ancora più esplosiva. È davvero grave che un paese come Israele utilizzi il terrorismo come strumento di guerra, facendo uso di oggetti che possono molto facilmente cadere nelle mani di bambini e civili.
In un contesto già infiammato, nuovi attacchi coordinati hanno colpito il Libano. Un giorno dopo le esplosioni simultanee dei cercapersone, nuove detonazioni di dispositivi di comunicazione hanno causato la morte di almeno 20 persone e il ferimento di oltre 450. Questi attacchi hanno colpito non solo Beirut, ma anche le roccaforti di Hezbollah nel sud e nell’est del Libano, in un momento in cui si svolgevano i funerali delle vittime dei giorni precedenti.
Hezbollah ha dichiarato di essere in una “nuova fase di confronto” con Israele, con il leader dell’organizzazione, Hashem Safieddin, che ha promesso una risposta severa agli attacchi. Nel frattempo, la Difesa israeliana ha dichiarato l’inizio di una “nuova fase” di guerra, spostando risorse dal fronte di Gaza a quello settentrionale, al confine con il Libano. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha sottolineato che il “centro di gravità” del conflitto si sta spostando verso nord, preannunciando un’escalation.
Le Nazioni Unite hanno reagito all’inasprirsi della situazione adottando una risoluzione che chiede a Israele di porre fine all’occupazione illegale dei territori palestinesi entro un anno. Nella risoluzione l’Italia fa parte dei 43 Stati che si sono astenuti. Contrari Stati Uniti ed Israele. Favorevoli 124. L’Assemblea generale ha inoltre invitato gli Stati membri ad “adottare una serie di misure per cessare l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente dagli insediamenti illegali israeliani, nonché la fornitura o il trasferimento di armi, munizioni e attrezzature correlate a Israele, laddove vi siano ragionevoli motivi per sospettare che possano essere utilizzati nel Territorio palestinese occupato”.
Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha avvertito che l’attacco attribuito a Israele, che in Libano e Siria ha provocato l’esplosione di migliaia di cercapersone in uso al gruppo armato sciita Hezbollah e ai suoi fiancheggiatori provocando tra ieri e oggi almeno 15 morti e migliaia di feriti, indicano “un serio rischio di una drammatica escalation in Libano”.
“La logica di far esplodere tutti questi dispositivi è quella di farlo come un attacco preventivo prima di una grande operazione militare.” ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite.
Tuttavia, la realtà sul campo è drammatica: almeno 41.272 persone sono state uccise e 95.551 ferite nella guerra di Israele a Gaza. Anche in Israele il numero delle vittime è significativo, con almeno 1.139 persone uccise negli attacchi guidati da Hamas il 7 ottobre, oltre a più di 200 prigionieri.
Nel frattempo, le esplosioni in Libano hanno portato il numero dei morti da martedì a 12, con almeno 2.800 feriti, tra cui bambini e operatori sanitari. La tensione in Libano è palpabile, con il ministro degli Esteri libanese che ha definito questi attacchi una “flagrante violazione della sovranità e della sicurezza” del Paese, avvertendo che potrebbero essere il preludio a una guerra più ampia.
Sul fronte israeliano, si registrano ulteriori episodi di violenza. Un attacco missilistico attribuito a Hezbollah ha colpito la zona della Galilea settentrionale, ferendo almeno otto persone. Nel corso della notte, l’esercito israeliano ha rivendicato una serie di attacchi aerei contro postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, inclusi depositi di armi e altre infrastrutture.
In parallelo, nelle aree palestinesi occupate si susseguono gli arresti da parte delle forze israeliane. Secondo l’agenzia di stampa Wafa, negli ultimi raid sono state arrestate decine di persone, inclusa una donna. Dall’ottobre dell’anno scorso, almeno 10.800 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane.
La comunità internazionale guarda con preoccupazione a questi sviluppi. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha avvertito del “serio rischio di una drammatica escalation in Libano”. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che invita Israele a porre fine all’occupazione dei territori palestinesi entro 12 mesi. La risoluzione accoglie il parere della Corte internazionale di giustizia, secondo cui l’occupazione israeliana è illegale e dovrebbe terminare il più rapidamente possibile.
Questa fase del conflitto è caratterizzata da una complessità crescente e dalla pericolosa possibilità di un’escalation che potrebbe coinvolgere altri attori regionali. La decisione di Israele di ricorrere a strumenti civili per attacchi militari segna un ulteriore passo verso un conflitto in cui la distinzione tra obiettivi militari e civili diventa sempre più sfumata, portando il rischio di un drammatico aumento delle vittime civili.