Processo Tritone. lunedì il PM Giovanni Musarò terminerà la requisitoria nella quale indicherà anche le pene che secondo la Procura dovranno scontare i protagonisti, in negativo s’intende, del processo Tritone sulle infiltrazioni mafiose nel comune di Anzio e Nettuno.
Una requisitoria cominciata nell’udienza scorsa, tenutasi il 19 settembre nel quale la Procura ha definito il quadro della vicenda. Una requisitoria durata cinque ore e non sono bastate al Procuratore per finire di illustrare una vicenda che ha scosso la comunità di Anzio e che è finita sotto la lente di ingrandimento dei media nazionali che con dovizia di particolari hanno ricostruito mediaticamente la brutta storia di connivenze politico mafiose sul territorio.
Per il PM non ci sono dubbi. Ad Anzio esiste una locale di n’drangheta tra Anzio e Nettuno che ha colonizzato il territorio. Peronace, Madaffari, Italiano che hanno costituito una locale malavitosa che ha messo in piedi un controllo del territorio nota sia ai cittadini, alle forze dell’ordine e soprattutto ai politici.
E’ appurato, sempre secondo la ricostruzione del PM Musarò, che diversi politici di Anzio e Nettuno, ben sapendo con chi stessero trattando hanno hanno chiesto aiuti anche elettorali al sodalizio mafioso, arrivando ad Anzio a decidere il candidato sindaco, mentre a Nettuno viene informato Giacomo Madaffari su chi sarà il candidato sindaco invitandolo ad un cena.
“Le intercettazioni che riguardano conversazioni della pubblica amministrazione dei comuni di Anzio e Nettunonon hanno niente a che invidiare a quelle che abbiamo potuto ascoltare a Reggio Calabria.” Precisa il Procuratore che ha evidenziato come i rapporti tra queste famiglie non siano solo storici ma attuali.
5 ore di requisitoria ascoltate con attenzione dal giudice Silvia Artusi che presiede il collegio giudicante e che riprenderà lunedì. Il 2 novembre sarà la volta degli avvocati di parte civile e poi il processo, dopo due anni, potrà avviarsi a conclusione.