“Purtroppo hanno trovato il basalto ed hanno dovuto rifare il progetto“. Queste le parole riportate in una intervista ad un giornale on line dall’assessore Servadio.
Il riferimento è ai lavori del parcheggio multipiano che la giunta di centro destra ha ereditato dalla passata amministrazione. Un progetto PNRR, varato e aggiudicato già nel 2023 che però non riesce a partire e a sentire l’assessore Fausto Servadio il problema è legato alla presenza di basalto nel sottosuolo, neanche fosse una novità visto che Velletri sorge alle pendici del Vulcano laziale.
Da qui la presa di posizione del Circolo la Spinosa per l’Ambiente che ironizza proprio su questo aspetto, ma non senza evidenziare critiche e parte proprio dalla dichiarazione rilasciata da Fausto Servadio, assessore ai lavori pubblici della giunta di centro destra e già precedentemente sindaco della città con il centro sinistra.
“Deduciamo quindi che nessuno studio geologico o trivellazione di studio abbia preceduto l’inizio dei lavori, oppure che tali studi erano errati, oppure gli studi erano giusti ma, chissenefrega: devo fare il parcheggio multipiano! ” Evidenzia la nota del Circolo La Spinosa.
“Certo a leggere quelle poche righe sembra che l’ex sindaco non fosse a conoscenza che il territorio di Velletri come quello di tutti i Castelli Romani è di natura vulcanica. Lo si studia fin dalle elementari e viene sottolineato dalle associazioni come la nostra quando effettuiamo Educazione Ambientale nelle scuole primarie.” Fa notare la Spinosa per l’Ambiente.
“Per di più di basalto ne è piena Velletri: lo troviamo nelle cave sparse in tutto il territorio, lo troviamo nei muri costruiti con mattoni e pietra, lo troviamo nelle vecchie pavimentazioni cittadine, lo troviamo nei Basoli dell’Appia Antica e lo troviamo spesso riaffiorare in campagna o più sovente sulle nostre montagne che formano la Caldera Tuscolano-Artemisia, la Caldera vulcanica appunto.” Aggiunge nella nota l’associazione ambientalista.
“Hanno trovato”, quasi come fosse una caccia al tesoro oppure fosse spuntato all’improvviso, senza neanche avvisare, eppure, dati alla mano forniti dall’Ente Parco, il vulcano laziale esiste da 600.000 (seicentomila) anni, si dovrebbe sapere. Oppure è chiedere troppo? E questo “piccolo” errore ha alla fine un costo? E se si, chi sarà a pagarlo? E, soprattutto, chi dobbiamo ringraziare?” Si domanda in conclusione il Circolo La Spinosa per l’Ambiente che afferma ancora:
“Una volta di chiamava beata ignoranza, ma non ci sembra questo il caso“. Per la cronaca i lavori dovrebbero iniziare, il condizionale è d’obbligo, lunedì prossimo, con quasi due anni di ritardo per un importo di 5 milioni e mezzo di euro.