“Non è stato reintegrato a lavoro né, tantomeno, gli è stato versato il pagamento in suo favore di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione di riferimento. A tre mesi di distanza dalla sentenza che lo ha scagionato da ogni accusa, Amedeo Rota aspetta ancora di veder applicato quanto ordinato dal giudice”.
E’ la denuncia che arriva dalla UGL di Frosinone che si schiera al fianco dell’ex responsabile dell’impianto della A&A S.p.A. di Villa Santa Lucia, iscritto al sindacato, chiedendo all’azienda di rispettare quanto disposto dal Tribunale di Cassino.
Rota era stato indagato a seguito dell’inchiesta denominata Acquanera e rinviato a giudizio, assieme ai vertici dell’azienda A&A S.p.A. che, per conto del Consorzio industriale (Cosilam) aveva gestito in house il depuratore di via Molinarso a Villa Santa Lucia, quale corresponsabile dell’inquinamento delle acque del fiume Rio Pioppeto.

La difesa dell’avvocato Remo Costantini ha dimostrato la totale estraneità ai fatti contestati al tecnico che, nella sentenza dello scorso 15 Gennaio, è stato reintegrato a lavoro.
“A tre mesi dalla sentenza – spiega Rota – l’azienda non ha ottemperato ancora a quanto disposto dal giudice del Tribunale di Cassino. Non sono né stato reintegrato a lavoro né mi è stata versata l’indennità risarcitoria. Nulla è successo neanche con le ingiunzioni di pagamento con le quali il giudice ha ribadito il diritto del Rota di lavorare. Insomma, la società, sfruttando il fatto di essere in amministrazione giudiziaria per non ha ancora ottemperato alla sentenza”.
“E’ una situazione anomala, sulla quale c’è tra l’altro un magistrato che sovraintende e al quale – sottolinea il Segretario Provinciale UGL Frosinone Enzo Valente – ci appelliamo, unitamente al Consorzio Unico Industriale, affinché la sentenza venga ottemperata, fermo restando il pieno diritto della società di fare appello.”
“Con questo stallo non si sta danneggiando solo Amedeo Rota ma anche l’azienda stessa che rischia un grosso danno alle proprie casse. Essendo già passati tre mesi, sempre in attesa dell’appello, quale danno si fa alla società che, lo ricordiamo, gestisce un appalto pubblico, nel momento in cui viene confermata la sentenza? Quanti mesi a vuoto dovrà pagare?”.
Il sindacato è pronto a mobilitarsi per far valere i diritti del lavoratore.