La vicenda legata ai costi di Acqualatina, sollevata da laspunta.it partendo dai dati della dispersione idrica, confermata dalla stessa società, gli alti costi che determinano le bollette di Acqualatina le più care d’Italia, la rabbia dei cittadini riportata dal nostro quotidiano, oggi lasciano spazio ai primi commenti della politica.
Con coraggio Davide Zingaretti Segretario provinciale di Azione prende posizione e svela un retroscena che forse a molti è sfuggito: ovvero che i Comuni hanno impegnato le loro azioni a fronte di un finanziamento mostruoso di oltre 100 milioni di euro per finanziare Acqualatina, abdicando al loro ruolo di controllo e di voto all’interno della società partecipata.
Una presa di posizione molto ferma e netta quella di Zingaretti che riportiamo in altra parte del nostro quotidiano e che potete leggere in questo link: https://laspunta.it/davide-zingaretti-azione-siamo-contrari-alla-gestione-opaca-di-acqualatina
Quindi i Comuni non controllano più il 51% delle azioni e di fatto non contano nulla.
A comandare in Acqualatina è il socio privato e la banca che ha finanziato Acqualatina, per il tramite delle azioni date in pegno dai Comuni.
Quale scelta scellerata è stata fatta dai sindaci nel 2008? Ma come si fa ad impegnare le azioni e i soldi dei cittadini, quando poteva essere Acqualatina, in quanto spa a potersi finanziare?
Perché lo hanno fatto? Perché succubi del socio privato? Perché incompetenti? Perché inadeguati a sedere in un consiglio di amministrazione di una spa? Perché costretti dalle Segreterie dei partiti?
Ma cosa è successo nel 2008? Il 19 dicembre 2008 il Comune di Sperlonga, il Comune di Sonnino, il Comune di Cisterna di Latina, il Comune di Lenola, il Comune di Minturno, il Comune di Terracina, il Comune di Fondi, il Comune di Santi Cosma e Damiano, il Comune di Sabaudia ed il Comune di Latina hanno sottoscritto un contratto di pegno di azioni, quelle detenute per il “controllo” della società pubblica Acqualatina, a fronte del finanziamento concesso dalla DEPFA Bank di 105 milioni di euro ad Acqualatina.
Questo finanziamento è stato successivamente ceduto dalla DEPFA Bank alla FMS WERTMANAGEMENT che controlla oggi il 24,82% delle azioni dei Comuni.
Ma a cosa servivano questi soldi? Questo finanziamento era necessario per la funzionalità di Acqualatina, perché all’epoca i Comuni non avevano nelle loro casse i soldi per finanziare le spese di Acqualatina. Ma allora la domanda è d’obbligo.
Se questi soldi servivano per la funzionalità di Acqualatina, perché non è stata Acqualatina, in quanto società per azioni, a chiedere direttamente un finanziamento come fanno centinaia di spa che intendono finanziarsi?
Anche perché in una società, composta da più soci, è impensabile che sia solo una parte ad indebitarsi per garantire un finanziamento per la funzionalità della società. Saranno tutti i soci ad indebitarsi, oppure la società stessa chiede un finanziamento.
Qua invece è successo un fatto strano. I Comuni si indebitano per far funzionare Acqualatina gestita da un privato che, teoricamente, è socio di minoranza al 49%, ma che incassa gli utili prodotti dalla società.
Ma con quale logica economica è stata partorita questa decisione? Quale esperto di finanza ha proposto questa soluzione? Neanche l’ultimo degli ignoranti avrebbe potuto concepire ed accettare una simile proposta.
È evidente, invece, che è stata una scelta politica e questa scelta è ricaduta para para nelle tasche dei cittadini, che hanno visto lievitare oltremisura le loro bollette, perché il finanziamento viene ripagato dai cittadini, mica dai Sindaci e dai politici.
Questo finanziamento mostruoso segna una linea di demarcazione, un punto di non ritorno, ovvero è il giorno nel quale il socio privato ha preso il sopravvento sui Comuni.
Comuni che hanno ceduto in pegno il 24,82% delle azioni pubbliche e che non possono votare atti che siano un “evento rilevante” come, per esempio, l’aumento delle tariffe. Cosa che è già accaduta.
Quindi se i Comuni volessero votare contro un atto rilevante, sarebbero esautorati dal voto dalla banca creditrice, che voterebbe al posto dei comuni che hanno ceduto in pegno le azioni.
Di fatto, quindi, i Comuni, controllano solamente il 26,17% delle azioni di Acqualatina e non contano nulla rispetto alle scelte che il socio privato e la banca creditrice vogliono operare.
Queste scelte sono ricadute tutte sulle tasche dei cittadini. Oggi Acqualatina deve necessariamente produrre utili per ripagare la banca creditrice e il socio di minoranza.
Ecco perché nonostante i nostri articoli e i nostri solleciti alla politica provinciale, nessuno ha voluto rispondere.
Questo modello di gestione è fallimentare. È redditizio solo per il privato e la banca, che deve rientrare con tanto di lauti interessi, del finanziamento mostruoso accollato ai Comuni e senza che la politica ne rendesse conto ai cittadini, che sono coloro che pagano questo sistema.
Infatti questo finanziamento rientra negli equilibri economico finanziari di Acqualatina e di conseguenza grava sulla tariffa applicata all’utente finale, ovvero i cittadini e le imprese.
Bollette salatissime per un servizio scadente, con perdite di milioni di metri cubi di acqua dalle tubature di portata, con acqua razionata, imbevibile in alcuni casi.
È questo il vero nodo dentro Acqualatina che non si vuole fare emergere. La convenzione di gestione tra i Comuni dell’Ato4 ed Acqualatina durerà fino al 2032. Ancora 8 lunghissimi anni che peseranno come non mai sulle tasche dei cittadini.
Un modello di gestione a dir poco fallimentare per i Comuni e quindi dannoso per i cittadini costretti a pagarne le decime.